31.3.12

Tiqqun - Elementi per una teoria della Jeune-Fille - Bollati Boringhieri, It, 2003


Figura della giovinezza e della femminilità, la Jeune-Fille (espressione che sarebbe fuorviante tradurre con fanciulla, ragazza o giovinetta) trae origine dal fallimento del femminismo, travolto dalla mercificazione totale. Buona soltanto a consumare (tempo libero o lavoro non importa) la Jeune-Fille è nello stesso tempo il più lussuoso dei beni di consumo attualmente in circolazione, la merce-faro che serve a vendere tutte le altre, il sogno finalmente realizzato del più stravagante dei commercianti: la merce autonoma, che parla e cammina, la cosa finalmente vivente. Secoli di lavoro instancabile di generazioni di bottegai trovano il loro coronamento geniale nella Jeune-Fille. Ma questa come si manifesta? Per cominciare, l’apparenza della Jeune-Fille è la Jeune-Fille stessa, tra le due non c’è niente. Poi, c’è qualcosa di professionale in tutto ciò che fa la Jeune-Fille, la quale concepisce la propria esistenza come un problema di gestione. Gelosa proprietaria del suo corpo, la Jeune-Fille («velina», indossatrice, pubblicitaria, quadro o animatrice) vende oggi la sua «forza di seduzione» come un tempo la «forza di lavoro». Anche i suoi amori sono un lavoro, e come ogni lavoro sono diventati precari... Infine, la Jeune-Fille non invecchia, si decompone. Costruito come un’alternanza di aforismi e di spunti di riflessione, questo testo, frutto di una elaborazione collettiva, propone una lettura del presente che va ben oltre la divertita notazione di costume. 


Tiqqun è il nome di un collettivo che pubblica a Parigi l’omonima rivista, «Organo di collegamento all’interno del Partito immaginario».


Recensioni:
Non c’è alcun luogo nel quale ci si senta più infinitamente soli che fra le braccia di una Jeune-Fille: parola di Tiqqun, collettivo politico con base a Parigi che sembra davvero usare la scrittura come azione. Il libro si legge infatti al meglio nel corridoio del treno, al bar con l’insalata o camminando per strada, dove hai sotto gli occhi le multiple incarnazioni pubblicitarie della protagonista, la persona fatta merce. (Alessandra Baduel, «D - La Repubblica delle Donne», 21 giugno 2003)
Dentro è fatto di aforismi, manco fosse un’insalata di Oscar Wilde, e insomma è chiaro che nonostante la carta opaca da saggio colto della copertina era una roba che si poteva leggere anche sotto l’ombrellone, quindi l’ho aperto e infatti ho immediatamente trovato una risposta […]. A pagina novantatré ho capito perché hanno tutte la pancia di fuori. “Di provincia, di periferia o dei quartieri alti, in quanto Jeune-Fille, tutte le Jeunes_Filles si equivalgono. (Guia Soncini, «Il Foglio», 10 luglio 2003)
Un libriccino intrigante (Giampiero Mughini, «Panorama», 10 luglio 2003)
Un’alternanza di aforismi e spunti di riflessione per un Frammenti di un discorso amoroso in chiave sociologica. (Alessandra Bonetti, «Carnet», Luglio 2003)
Questo manualetto mette a nudo l’impressionante fenomeno contemporaneo: tutto si vende con l’immagine giovanile di una donna, la merce-faro che serve a vendere tutte le altre. Libro di aforismi, alcuni fulminanti. (Corrado Augias, «Il Venerdì di Repubblica», 18 luglio 2003).
[A proposito della recensione di Giampiero Mughini su «Panorama»] « […] Posso capire la consolazione che Mughini trae da queste visioni. Però si traggono grandi soddisfazioni anche dalla visione di una corrida, ma chi pensa al toro? Il problema non è Mughini, sono le ragazze». («L’Espresso», 24 luglio 2003)
Di carne al fuoco ce n’è per chi voglia sostare entro questa teoria che spazia tra i territori esterni della mercificazione totale della realtà, a partire dal fallimento del femminismo e dalla perdita di coscienza sociale e personale. Il pensiero è talvolta folgorante e illuminante rispetto a ciò che ci circonda: la Jeune-Fille è in mezzo a noi (siamo noi!). (Rossana Sisti, «Avvenire», 29 luglio 2003)
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