"Hillary Clinton era ben consapevole (nello scontro Google-Cina) di che cosa significhi oggi incontrare il popolo della rete, disteso sull'intero pianeta, diffuso al di là di ogni confine. A questa opinione pubblica mondiale, gelosa delle opportunità che la tecnologia continuamente le offre, ha presentato gli Stati Uniti come il campione di una libertà non più soltanto "americana" o "occidentale" - e per ciò sempre accompagnata dal sospetto di una pretesa egemonica di una cultura sulle altre - ma che è percepita come universale per il solo fatto che così la vivono ormai due miliardi di persone. (...) Ma, con il suo intervento, Hillary Clinton ha messo a nudo anche i rapporti di potere che innervano il mondo di oggi. Google non è soltanto una delle strapotenti società multinazionali. E' un potere a sé, superiore a quello di un'infinità di stati nazionali, con i quali negozia appunto da potenza a potenza. E' interlocutore quotidiano di centinaia di milioni di persone alle quali offre la possibilità di entrare e muoversi nell'universo digitale. Governa corpi, conoscenza, relazioni sociali. Per ciò ha bisogno di una legittimazione forte, sostanzialmente politica, che ha cercato e ottenuto proprio con il colpo di teatro del conflitto con la Cina, che la presenta al mondo come il campione dei diritti civili nei territori ai quali appartiene il futuro."
Stefano Rodotà - Perchè serve un Internet Bill of Rights (Aut Aut n. 347 - Web 2.0)