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Giorgio Agamben - Opus Dei. Archeologia dell'ufficio (Bollati Boringhieri, It, gennaio 2012)



Giorgio AgambenOpus Dei Archeologia dell'ufficio

Prefazione

Opus Dei è il termine tecnico che, nella tradizione della Chiesa cattolica di lingua latina, designa, già a partire dal vi secolo, la liturgia, cioè «l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo … nel quale il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal Capo e dalle sue membra» (Costituzione della sacra liturgia del 4 dicembre 1963).
Il vocabolo «liturgia» (dal greco leitourgia, «prestazione pubblica») è però relativamente moderno: prima che il suo uso si estendesse progressivamente verso la fine del xix secolo, troviamo al suo posto il termine latino officiumla cui sfera semantica non è agevole da definire e che, almeno in apparenza, nulla sembrava destinare alla sua nuova fortuna teologica.
Nel Regno e la Gloria, avevamo indagato il mistero liturgico soprattutto nella faccia che esso volge verso Dio, cioè nel suo aspetto oggettivo e glorioso; in questo vo -
lume, la ricerca archeologica si orienta invece sull’aspetto che riguarda soprattutto i sacerdoti, cioè i soggetti cui compete, per così dire, il «ministero del mistero». E come, nel Regno e la Gloria, avevamo cercato di chiarire il «mistero dell’economia» che i teologi avevano costruito rovesciando un’espressione paolina in sé perspicua, si trattava qui di strappare il mistero liturgico alle oscurità e alla
vaghezza della letteratura moderna sull’argomento, restituendolo al rigore e allo splendore dei grandi trattati medievali di Amalario di Metz o di Guglielmo Durando.
La liturgia è, in verità, così poco misteriosa, che si può dire che essa coincida anzi con il tentativo forse più radicale di pensare una prassi assolutamente e integralmente effettuale. Il mistero della liturgia è, in questo senso, il mistero dell’effettualità e solo se si comprende questo arcano è possibile intendere l’enorme influenza che questa prassi solo in apparenza separata ha esercitato sul modo in cui la modernità ha pensato tanto la sua ontologia quanto la sua etica, la sua politica come la sua economia.
Come suole avvenire in ogni ricerca archeologica, anche questa ci ha condotto, infatti, ben al di là dell’ambito da cui avevamo preso le mosse. Come attesta la diffusione del termine «ufficio» nei settori più diversi della vita sociale, il paradigma che l’opus Dei ha offerto all’azione umana si è rivelato costituire per la cultura secolare dell’Occidente un polo di attrazione pervasivo e costante.
Più efficace della legge, perché non può essere trasgredito, ma solo contraffatto; più reale dell’essere, perché consiste soltanto nell’operazione attraverso cui si dà realtà; più effettivo di qualsiasi azione umana, perché agisce ex opere operato, indipendentemente dalle qualità del soggetto che lo celebra, l’ufficio ha esercitato sulla cultura moderna un influsso così profondo – cioè sotterraneo –, che non ci accorgiamo neppure che non soltanto la concettualità dell’etica kantiana e quella della teoria pura del diritto di Kelsen (per nominare solo due momenti certamente decisivi della sua storia) dipendono interamente da esso, ma che anche il militante politico e il funzionario di un ministero si ispirano allo stesso paradigma.
Il concetto di ufficio ha significato, in questo senso, una trasformazione decisiva delle categorie dell’ontologia e della prassi, la cui importanza resta ancora da misurare.
Nell’ufficio, essere e prassi, ciò che l’uomo fa e ciò che l’uomo è, entrano in una zona di indistinzione, in cui l’essere si risolve nei suoi effetti pratici e, con una perfetta circolarità, è ciò che deve (essere) e deve (essere) ciò che è. Operatività ed effettualità definiscono, in questo senso, il paradigma ontologico che, nel corso di un processo secolare, ha sostituito quello della filosofia classica: in ultima analisi – questa è la tesi che la ricerca vorrebbe proporre alla riflessione – tanto dell’essere quanto dell’agire noi non abbiamo oggi altra rappresentazione che l’effettualità.
Reale è solo ciò che è effettivo e, come tale, governabile ed efficace: a tal punto l’ufficio, sotto le vesti dimesse del funzionario o in quelle gloriose del sacerdote,
ha mutato da cima a fondo tanto le regole della filosofia prima che quelle dell’etica.

Prima edizione gennaio 2012
© 2011 Giorgio Agamben
© 2012 Bollati Boringhieri editore
Torino, corso Vittorio Emanuele II, 86