24.4.11

Potenza di pensiero e costellazione di problemi

"La potenza di un pensiero non appartiene a un ordine proposizionale di adeguazione ai dati di fatto. Il valore della verità è extra-proposizionale, dipende dalla costellazione dei problemi, non dalle risposte. Negare ogni formulazione extra-proposizionale, come fanno il neo-positivismo e ogni concezione rappresentativa fondata sulla coppia soggetto/oggetto è un pregiudizio sociale, nell'interesse palese di farci restare bambini." Paolo Gambazzi - prefazione a Giuliano Antonello "Prospettiva Deleuze".
Collochiamo questa frase nel campo dei New Media: è forse questo il motivo per cui le riflessioni di Lev Manovich in Software Culture, Dopo il Remix (Social Media, capitolo 5) e di Paolo Ferri in Nativi Digitali (La nuova cultura partecipativa, Il mash up e il remix, capitolo 4) appaiono debolissime. Come algidi neo-positivisti, Manovich e Ferri, invece di porsi il problema dell'impatto di massa delle tecnologie di montaggio, riproduzione e ricombinazione, analizzano le risposte in modo primitivo, introducendo di fatto l'infantilismo/amatorialismo di massa (la remix culture vista come risposta mediale) nella prassi degli utenti tecnologicamente dotati degli strumenti digitali più innovativi. Già la loro ricostruzione della genealogia del remix è del tutto irrisoria e povera di argomentazioni (avranno ascoltato i Queen o gli 883 da piccoli?), ma ciò che teorizzano in merito alla remix culture mediale è veramente inconsistente almeno finché non riattiveranno la potenza di pensiero e riconsidereranno la costellazione di problemi posti di fronte a loro. Siamo o non siamo, noi tutti, nipotini di Benjamin? Avremmo diritto, perlomeno, a un nuovo Benjamin dell'era digitale...