Vincere il nemico senza combattere è l'apice dell'abilità - Sun Tzu - L'arte della Guerra
L'uomo non aspira alla felicità, solo gli inglesi lo fanno - Nietzsche, 1889
Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi - Shakespeare -
Il mercante di Venezia
Grezzo, sfrontato, parziale, fazioso, livoroso, fastidioso. In una parola, straordinario. Ovvero, eccede l'ordinarietà. L'ultimo libro di Maurizio Lazzarato, "La fabbrica dell'uomo indebitato", è destinato a divenire, forse, un testo paradigmatico sia per la lettura del contingente sia per l'apertura di nuovi orizzonti riguardanti il pensiero critico occidentale. Un libro utile all'ontologia del quotidiano come allo sguardo che sovraperforma il presente. Qual'è la buona novella che la Fabbrica dell'uomo indebitato propone? Il debito - e non lo scambio - è il motore - la caratteristica principale - della nostra società, o per dirla con la terminologia di Lazzarato, il debito è "il rapporto sociale fondamentale che sta alla base delle società contemporanee". Tutto qui, direte voi? Sì: il grande merito di questo libro è nel costruire e mostrare un concetto inedito di "debito". Da tempo ci interroghiamo sull'afasia di buona parte della filosofia contemporanea sulla pragmatica quotidiana del mondo finanziario e sull'onnipresenza della sfera economica nella vita di noi tutti. Abbiamo recentemente notato, con speranza, che alcuni filosofi, in particolare Agamben da Il Regno e la Gloria in poi, hanno lavorato con successo sul binomio oikos e nomos, i due termini greci che stanno alla base dell'attuale dispositivo "economico". Il libro di Lazzarato si situa in una zona adiacente, ancora più avanzata, aprendo un vasto campo di ricerche future, ponendosi come ponte ideale tra le due aree di ricerche che tendenzialmente operano sulle ontologie del presente: una prima linea di pensiero, composta da Agamben, Esposito e altri, più influenzata dal pensiero archeologico di Foucault e da quello normativo di Schmitt; una seconda riguardante il dirompente pensiero post-operaista italiano, Negri e Virno in testa, che non smette di interrogarsi, partendo dal Marx del Capitale, sugli aspetti più cruciali del lavoro, della macchina sociale e della produzione cosiddetta post-fordista. In altre parole, "La fabbrica dell'uomo indebitato" può diventare - parafrasando Mario Tronti - un testo-che-fonda un popolo, il popolo del debito, e gli indebitati come soggetto politico.(1) Il libro di Lazzarato, l'opera di Elettra Stimilli, "Il debito del vivente, ascesi e capitalismo" e il libro di David Graeber, "Debt, The First 5.000 Years", possono rappresentare il tridente che squarcia il velo di nebbia del pensiero contemporaneo.
Sugli alleati di Lazzarato. "La fabbrica dell'uomo indebitato" si basa su due colpi di genio differiti nel tempo. Il primo, quello di Nietzsche, appare nel 1887, in "Genealogia della morale", seconda dissertazione.(2) Il secondo, quello di Deleuze-Guattari, appare nel 1972, in "L'Anti-Edipo". (3) Nietzsche, in uno dei suoi testi più dirompenti, propone l'idea sostanziale che il debito sia, fin dalle società più arcaiche, il primo atto sociale, il primo testa-a-testa, la prima misura del rapporto tra gli uomini. Spingendo ancora più in là la propria analisi, Nietzsche afferma che questo primo vincolo tra uomini, clan e tribù, passi dall'economia primitiva all'aurora della civiltà moderna, trasformandosi. Il debito, prima mobile e finito, diviene, con l'avvento del monoteismo giudaico-cristiano, infinito. E' la grande "colpa" del popolo ebraico, l'invenzione del debito che non si estingue mai... Oltre a ciò, Nietzsche studia i risvolti linguistici dell'etimo "Schuld", nella lingua tedesca, termine bivalente e traducibile sia come "debito" sia come "colpa". Le ricadute epistemologiche e filosofiche di tale implicazione sono ovvie (e non sono sfuggite, infatti a Bataille e Sloterdijk).(4) Tale intreccio di significati è già foriero della catastrofe futura: il rapporto creditore-debitore è un rapporto non solo economico ma intrinsecamente morale. Non solo scienza "triste", l'economia viene rivalorizzata come inglobante una dimensione etico-antropologica prima sconosciuta o al limite, sottovalutata. Nasce l'era del Capitalismo Affettivo. (5) Deleuze e Guattari, indagando nell' Anti-Edipo le nuove mutazioni del capitalismo contemporaneo, riprendono il concetto di debito di Nietzsche - la cui analisi si ferma però alla soglia della civiltà contemporanea - e lo attualizzano al neo-liberalismo nascente del secondo Novecento. Il loro colpo di genio non sta però in questa riscoperta nicciana, ma sta nell'inserire tale riflessione nell'assemblaggio tellurico-trasversale di antropologia, economia, politica, storia e psicanalisi. L'Anti Edipo è dai più considerato, oltre che un capolavoro della filosofia del Novecento, un attacco frontale al freudismo e al marxismo percepiti come istanze repressive a libro paga del capitalismo (la psicanalisi) e della sorveglianza sociale (il marxismo dello State-happy dei partiti, sindacati, organizzazioni socialiste e comuniste). In tal modo si è sottovalutata la portata del terzo capitolo intitolato "Selvaggi, barbari e civilizzati", dove viene tratteggiato il modus operandi del capitalismo, analizzato come una macchina sociale tendenzialmente schizofrenica, e nel quale si opera una rilettura innovativa e devastante di Nietzsche, Marx, Clastres e Braudel. La lettura di Marx, con gli occhiali del Nietzsche della Genealogia della Morale, è già oltre la vulgata marxista dei vari partiti e organizzazioni della sinistra tradizionale dell'Ottocento-Novecento; crea letteralmente dal nulla quello spazio di pensiero del popolo-del-debito che Lazzarato analizza così bene nel suo pamphlet. Ma il Marx deleuziano-guattariano, non è neanche il Marx della sinistra extra-parlamentare - così come era definita in quegli anni - ma è un Marx atipico e misconosciuto. E' il Marx del terzo libro del Capitale, e per essere più precisi, quello dei limiti del capitale, della teoria della moneta alla luce dei modi di produzione e dello sviluppo della pratica capitalistica di finanziamento bancario. Deleuze-Guattari affrontano Marx andando direttamente al cuore più esplosivo della sua "teoria particolare della moneta" secondo la lettura innovativa dell'economista francese Suzanne de Brunhoff (La monnaie chez Marx, 1967).
Sulla moneta, con Marx e oltre Marx. La Brunhoff afferma che non si capisce la teoria della moneta di Marx se ci si ferma alla "teoria generale della moneta" esposta nel libro primo del Capitale. Bisogna leggere la "teoria particolare della moneta" offerta nel terzo libro del Capitale per poi re-interpretare la teoria generale dell'equivalenza generale della moneta. Nel primo caso, cioè nel Primo Libro di Das Kapital, si tratta di una lettura generalista e storica, nel secondo caso, ovvero nel Terzo Libro di Das Kapital, è la specificità della moneta così come è applicata nei modi di produzione del capitalismo. Anche qui siamo di fronte a due funzioni contrapposte: non solo moneta come equivalente generale astratto ma anche moneta-credito, o moneta-debito, moneta che crea il capitale filiazione che vede nelle banche lo strumento sia distributivo che creditizio. E' l'embrione del nocciolo duro della finanza futura, che opera slegata da determinazioni scambiste e generaliste, liberando la moneta dal mondo produttivo e tesaurizzandola nella più pura riproduzione di se stessa, denaro-che-genera-denaro, capitale filiativo e non più originario. C'è differenza, quindi, dal danaro-merce e dal danaro-scambio, ovvero danaro-salario, e il danaro-credito/ danaro-debito che si staglia nello spazio computazionale-speculativo alla ricerca della sua più pura astrazione, o iper-astrazione. Come scrivono Deleuze-Guattari, "questo sarebbe il senso d'un ritorno a Marx, alla teoria marxiana della moneta" (Anti-edipo, pg. 260). Ed ecco perché nell' Anti-Edipo viene dato tanto spazio alla "caduta tendenziale del saggio di profitto", vera e propria bestia nera degli economisti ottocenteschi, da Ricardo a Marx. Deleuze e Guattari analizzano l'ambivalenza della moneta come puro differenziale, cassando la teoria marxiana della caduta tendenziale del saggio di profitto in quanto, per i due autori, il capitalismo è generatore instancabile di flussi che si decodificano di continuo, liberando ogni volta il capitale dai propri limiti e ogni volta riproponendone di nuovi per poi superarli di nuovo, ad libitum. E' la vitalità schizofrenica del capitalismo, sua suprema virtù e suo perenne travaglio....
Sulla tendenza turbo dell'attuale fase del capitalismo. Va da sé che la macchina sociale d'iscrizione del capitalismo si è ulteriormente potenziata dal 1972 ad oggi. La moneta-debito si è rafforzata a dismisura sulla moneta-scambio. Il rovesciamento del debito infinito monoteistico si è materializzato nel debito infinito pluri-generazionale dei vari disavanzi statali (ogni italiano ha circa 30.000 euro pro-capite di debito pubblico dello Stato italiano, il nascente lo eredita dal morente...), mentre porzioni di deficit mobile come i vari debiti individuali, famigliari, territorializzati, istituzionali sorgono dappertutto e proliferano.(6) Il debito è ciò che ci accomuna, incista le classi, investe tutta la sfera sociale, travalica i generi, le appartenenze, i territori. E' una dimensione effettuale e imprescindibile dell'uomo del XXI secolo. Per questo motivo ha buon gioco Maurizio Lazzarato nel metterci in guardia da questa condizione debitoria, che riconfigura in modo deciso sia il lavoro, sia il sapere, sia gli affetti. Con precisione disperata, il segmento mobile del debito precede la sfera del lavoro e della nuda vita in quanto, attraverso la pratica di de-leveraggio debitorio, si colpiscono in modo indistinto sia le rendite di posizione nei mercati maturi che i diritti acquisiti dei viventi. La tendenza dominante in Occidente è la seguente: il welfare state è il bersaglio preferito delle politiche di contenimento della spesa. Siamo stati vinti, senza combattere. Ma, valga come esempio illuminante, la tanto famigerata aspettativa di vita, sbandierata come benchmark di qualità nel mondo occidentale avanzato, sta ruotando pericolosamente all'indietro, come accade oggi in Germania. Se non è questo un indice che la vita è direttamente defraudata dalla gestione neo-liberista del debito... Lazzarato, con Deleuze, ritiene che la condizione attuale dell'uomo sia quella dell'uomo indebitato. Dell'uomo-in-debito con il tempo-passato, intra-generazionale, e che impegna il proprio futuro da schiavo. Il tempo si cronicizza in debito. Cronicizzazione monetaria e finanziaria. Finché non recepiremo con nettezza tale intuizione, non ci affrancheremo da questa relazione mortifera e non riusciremo a riprendere il cammino verso maggiori traguardi liberanti e affettivi. Il compito futuro sarà allora quello di sottrarre il debito alla sua funzione meramente economicista per restituirgli la sua centralità nella sfera più appropriata, quella politica.
1) Mario Tronti: Vent'anni di populismo senza popolo - Centro di studi e iniziativa per la Riforma dello Stato, 7 maggio 2012 vedi sito: http://www.centroriformastato.org/crs2/spip.php?article373
2) Friedrich Nietzsche: Genealogia della morale. Uno scritto polemico. - Adelphi, 1984. La seconda dissertazione "Colpa, cattiva coscienza e simili" pg. 45-87
3) Deleuze e Guattari: L'anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia. - Einaudi, 1975. Capitolo terzo "Selvaggi, barbari e civilizzati" pg. 154-310, in particolare paragrafo V "La rappresentazione territoriale" pg. 206-216
4) Sloterdijk in diversi passaggi di "Ira e tempo" sottolinea l'apparentamento delle colpe morali con i debiti monetari utilizzando l'ambiguità del termine tedesco "Schuld" (plurale "Schulden"): in generale con la parola "Schuld" s'intende un dovere che, al singolare, rappresenta l'obbligo a una controprestazione in seguito alla violazione di una norma religiosa, giuridica o morale; mentre al plurale ("Schulden") rappresenta l'obbligo alla restituzione di denaro (nota del traduttore, pg. 40, Ira e Tempo, Sloterdijk)
5) 32 piccoli e medi imprenditori si sono suicidati dall'inizio dell'anno 2012 per problemi economici riconducibili alla crisi sistemica attuale. Vedi http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-03/inizio-anno-imprenditori-sono-181258.shtml
6) Eugene W. Holland: (30 aprile 2012) Just recently, student debt surpassed credit-card debt as the second-highest kind of personal debt, after home mortgages; U.S. student debt now exceeds 1 trillion dollars. Vedi http://www.uminnpressblog.com/2012/04/occupy-movement-and-general-strike-on.html