(...) Cit. da Russell: mi accorsi d'amarla quando glielo dissi, ossia il soggetto riconosce se stesso nelle frasi che pronuncia all'altro, impegnandosi in una relazione riconoscibile agli occhi di un terzo, il codice e i suoi vincoli.] Deleuze vira dalla sequenza delle idee che ci attraversano - facendo di noi degli automi spirituali parlati dal linguaggio e dalle idee (relazioni tra significanti strutturati secondo gradi di complessità) - verso "un regime della variazione che non è la medesima cosa della successione delle idee stesse". Il regime della variazione - la sua variazione continua, come la definisce Deleuze - non va confuso con la successione delle idee stesse: nella successione delle idee (nel passaggio da un'idea a un'altra) cambia la vis existendi (o potentia agendi) lo stato del corpo passa da un grado di realtà formale o perfezione intrnseca maggiore a minore (o viceversa). Vedo Pierre e ne ho paura, lo sorpasso, vedo Paul che mi piace e dico "buongiorno Paul" e ne sono rassicurato, mi ritrovo contento; ho citato letteralmente l'esempio fatto da Deleuze: c'è lo stato, l'affetto della singola rappresentazione, e la sua idea, che lega la rappresentazione (o significante) ad una rete che non è presente (mentre ne percepisco il dispiacere). A questa prima idea succede una seconda, che è espressa in una frase ("buongiorno Paul"), ed è accompagnata da una sensazione di sollievo, di aumento della forza di esistere, o - in altro lessico - da una sensazione di piacere. La variazione è perenne e ogni idea - significante - ha per me un grado di realtà, che potremmo dire una maggiore o minore capacità di produrre effetti che mi assoggettano (nel caso di Pierre questo è percepito come tristezza) o mi procurano piacere (Paul, o il poter dire "buongiorno Paul"). La nostra forza dipende quindi dalle idee che ci attraversano, modulando il campo delle nostre esperienze; questa modulazione è un regime di segni, e questo esercizio è "l'esistenza nella strada".
Piccola digressione semiotica: la variazione è continua, è astratta, non figurativa, costituita da singolarità; gli affetti che questa variazione produce, determina, possono essere segmentati, strutturati secondo relazioni biunivoche (si può seguire questo percorso su G. Deleuze, Due regimi di folli, in Psicanalisi e semiotica, pp.16 e sgg.).
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