8.3.12

Occupy! I movimenti nella crisi globale - a cura di ANNA CURCIO e GIGI ROGGERO - Ombre corte, It, 2012


Gli anni Novanta del secolo scorso si aprivano con la retorica della fine della storia, per nutrire l’apologia dell’unico mondo possibile. Il primo decennio del nuovo millennio si chiude con la crisi, ormai permanente, di quello stesso mondo. È in questo quadro che possiamo cogliere la straordinaria importanza di un movimento emerso nel cuore del capitalismo finanziario: Occupy Wall Street, il cui esempio sarebbe immediatamente stato seguito da molte città negli Stati Uniti, a cominciare da Oakland. Dalla composizione sociale alle nuove forme di organizzazione, dalle pratiche di lotta all’uso dei nuovi media, dalla crisi della rappresentanza all’occupazione degli spazi metropolitani, Occupy ha dei tratti fortemente comuni con gli altri movimenti nella crisi, dalle insorgenze del Nord Africa alle acampadas spagnole. È un movimento che non pone domande, ma che agisce su un piano immediatamente costituente: proprio per questo motivo la sua comprensione sfugge a media e istituzioni della rappresentanza politica. I testi raccolti nel presente volume – documenti prodotti dalle occupazioni e materiali di inchiesta, interventi nelle piazze occupate e narrazioni, articoli di analisi e interviste – costituiscono allora contributi unici e indispensabili per comprendere dall’interno il movimento Occupy, le possibili prospettive, i nodi irrisolti. Ci aiutano quindi a interrogare gli elementi comuni e le differenze con le lotte in Italia degli ultimi anni, nel profilarsi di un movimento globale dentro la crisi strutturale del capitalismo.
gli autori
F. Barchiesi, B. Buczynski. J. Butler, G. Caffentzis, P. Carpigano, N. Chomsky, A. Davis, M. Davis, Z. Eisenstein, S. Federici, H. Gautney, M. Haiven, M. Hardt, D. Harvey, N. Klein, G. Lasagni, L. Loofbourow, C.T. Mohanty, A. Negri, Occupy Student Debt, F. Fox Piven, M. Premo, J. Read, A. Ross, N. Saval, G. Ch. Spivak, S. Zizek
Anna Curcio (1971) fa parte dell'esperienza di UniNomade e del collettivo transnazionale edu-factory, collabora con "il manifesto" ed è ricercatrice precaria. È autrice di La paura dei movimenti (Rubbettino, 2006) e co-autrice di Precariopoli (Manifestolibri, 2005). Di recente ha curato The Common and the Forms of the Commune ("Rethinking Marxism", 2010) e Comune, comunità, comunismo (ombre corte, 2011).

Gigi Roggero (1973) fa parte dei collettivi UniNomade ed edu-factory, collabora con "il manifesto" ed è ricercatore precario. Tra i suoi lavori: Intelligenze fuggitive (Manifestolibri, 2005), Introduzione all'archivio postcoloniale (Rubbettino, 2008), La misteriosa curva della retta di Lenin (La casa Usher, 2011). Per i nostri tipi ha pubblicato La produzione del sapere vivo (2009; tradotto negli Stati Uniti nel 2011) e curato La testa del drago (2010).
Introduzione: Occupare la crisi di Anna Curcio e Gigi Roggero
Il 17 dicembre 2010 Mohamed Bouazizi (ventiseienne, diplomato, costretto a fare il venditore ambulante di frutta e verdura per campare) si immola nella città tunisina di Sidi Bouzid, per protestare contro l’arroganza della polizia e l’insopportabilità delle condizioni di vita. Pochi, allora, potevano pensare quel gesto come l’inizio simbolico di un processo insurrezionale che avrebbe condotto alla caduta del regime di Ben Ali e a quello di Mubarak in Egitto, per poi estendersi ad ampie aree del Nord Africa e del cosiddetto mondo arabo. Ed era ancora meno facile prevedere che ciò sarebbe stato il preludio di una sollevazione globale dentro la crisi economica contemporanea. Non si è trattato, tuttavia, di un evento privo di radici: al contrario, in Tunisia come altrove le genealogie sono profonde e complesse. Da un lato, affondano nei conflitti operai e studenteschi, nelle lotte e nelle dinamiche di sedimentazione politica e organizzativa che hanno attraversato l’ex colonia francese a partire dagli anni Ottanta. Dall’altro, la composizione che ha guidato il processo insurrezionale – giovani, altamente scolarizzati e produttori di saperi, precari e disoccupati, in qualche modo simboleggiati dalla biografia dello stesso Bouazizi, a cui si può aggiungere il grande protagonismo delle donne – ha in tutta evidenza tratti affatto comuni con i movimenti che si sono sviluppati nella crisi sull’altra sponda del Mediterraneo, dall’Inghilterra all’Italia, dall’Au- stria alla Grecia, e poi ancora in Cile e, appunto, negli Stati uniti.
Non è solo, allora, un ponte ideale che collega i movimenti del Nord Africa a quelli del Nord America. Esattamente nove mesi dopo che il fuoco aveva avvolto il corpo di Bouazizi, il 17 settembre 2011 alcune centinaia di altri corpi sfruttati che bruciano di indignazione si sono sollevati raccogliendo l’appello lanciato dalla rivista militante canadese Adbusters il 4 luglio precedente su Twitter (...)