30.10.13
29.10.13
28.10.13
Tony D. Sampson: intervista su Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo @ Obsolete Capitalism
Intervista di Tony D. Sampson su "Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo" a cura dei blog Obsolete Capitalism e Rizomatika. Intervista raccolta il 14 giugno 2013 e tradotta dall'inglese. Qui potete leggere le interviste in lingua inglese precedentemente pubblicate:
Jussi Parikka 14 settembre, Saul Newman 21 settembre, Tony D. Sampson 28 settembre, Simon Choat 5 ottobre.
Mente in lingua italiana abbiamo pubblicate Jussi Parikka 12 ottobre, Saul Newman 19 ottobre.
EDIT: Abbiamo raccolto l'intervista in un unico PDF che si può scaricare o leggere online. Tutte le interviste sul populismo digitale, in lingua italiana, sono disponibili per essere lette o scaricate QUI, in un unico file.
Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo
'Fascismo di banda, di gang, di setta, di famiglia, di villaggio, di quartiere, d’automobile, un Fascismo che non risparmia nessuno. Soltanto il micro-Fascismo può fornire una risposta alla domanda globale: “Perchè il desiderio desidera la propria repressione? Come può desiderare la propria repressione?'
—Gilles Deleuze, Fèlix Guattari, Mille Piani, pg. 271
Questo ampio fallimento macro-politico non spiega, però, tutto. A livello microsociale, del "popolo", stiamo vedendo, a quanto pare, il perdurare dell' inconscio politico fascista. Nell’Essex le persone hanno votato il Partito Conservatore per anni. In effetti, una domanda che la sinistra ha posto, per lungo tempo, è stata la seguente: perché le persone, in questa trascurata e traboccante Londra, sostengono una classe di politici di professione, costosamente istruiti, le cui politiche sono in netta contraddizione con i propri interessi? È la repressione che viene cercata da questo popolo? Allora sì, la domanda di Reich è ancora una volta pertinente. Dobbiamo ritornare a riflettere su ciò che Reich considerava fossero i "perversi impulsi dell'inconscio fascista"; un desiderio di repressione che filtra attraverso gli strati profondi delle scelte razionali coscienti. Perché così tante persone desiderano questo tipo di fascismo populista? Sono persone consapevoli. Non sono ingannate. I cervelli fascisti sono catturati in un misto di emozioni ribelli e idee reazionarie contrarie al cuore marcio della società. Ma non è la democrazia che desiderano. Hanno bisogno di una religione per proteggersi dal caos. Bramano l'autorità, come sosteneva Reich. Vogliono credere.
Come è noto, in Reich, il pensiero binario utilizzato può aver contribuito a confondere il desiderio di essere represso con la perversione irrazionale di uno stato altrimenti razionale, ma allo stesso tempo lo psichiatra austriaco ci è utile in quanto ha mostrato che la sociologia marxista offre una prospettiva altrettanto binaria della macchina desiderante. I sociologi marxisti hanno sbagliato analisi sulla psicologia di massa. Contrariamente a come percepiamo le masse attraverso le lenti del pensiero marxista, le masse stesse non si percepiscono come il proletariato maltrattato che si scaglia contro l'élite borghese. Il desiderio non ha una distinzione di classe nascosta al suo interno. Come Reich sottolinea, l'ideale marxista di abolire la proprietà privata sembra scontrarsi con il desiderio del popolo per ogni tipo di merci. Reich elenca nei "desiderata" camicie, pantaloni, macchine da scrivere, carta igienica, libri e molto altro, ma noi, oggi, possiamo aggiungere all'elenco gli iPhone e le TV a schermo piatto. I cittadini, peraltro, non sembrano minimamente interessati al fatto che, del proprio plus-lavoro, se ne appropri lo Stato o il settore privato. Non sorprende quindi che le promesse per un ritorno alle proteste studentesche del 1968 si siano del tutto spente durante l'inverno del 2011. Infatti, sono stati i tumulti estivi inglesi di quell'anno che sono emersi come una forza dirompente. Ma questi "riots" non si sono trasformati in una "primavera araba". Nessuno ha occupato Trafalgar Square. Sono andati dritti al centro commerciale. Forse il desiderio di saccheggio del ribelle deve essere analizzato come una perversione del desiderio di fare shopping.
Sul micro-fascismo
OC Partiamo dall’analisi di Wu Ming, esposta nel breve saggio per la London Review of Books intitolato 'Yet another right-wing cult coming from Italy', che legge il M5S e il fenomeno Grillo come un nuovo movimento autoritario di destra. Come è possibile che il desiderio di cambiamento di buona parte del corpo elettorale (nelle elezioni italiane del febbraio 2013) sia stato vanificato e le masse abbiano di nuovo anelato –ancora una volta– la propria repressione ? Siamo fermi nuovamente all’affermazione di Wilhelm Reich: sì, le masse hanno desiderato, in un determinato momento storico, il fascismo. Le masse non sono state ingannate, hanno capito molto bene il pericolo autoritario, ma l’hanno votato lo stesso. E il pensiero doppiamente preoccupante è il seguente: i due movimenti populisti autoritari, M5S e PdL, sommati insieme hanno più del 50% dell’elettorato italiano. Una situazione molto simile si è venuta a creare in UK, nel Maggio 2013, con il successo della formazione populista di destra dello UKIP. Le tossine dell’autoritarismo e del micro-fascismo perché e quanto sono presenti nella società europea contemporanea?
Questo ampio fallimento macro-politico non spiega, però, tutto. A livello microsociale, del "popolo", stiamo vedendo, a quanto pare, il perdurare dell' inconscio politico fascista. Nell’Essex le persone hanno votato il Partito Conservatore per anni. In effetti, una domanda che la sinistra ha posto, per lungo tempo, è stata la seguente: perché le persone, in questa trascurata e traboccante Londra, sostengono una classe di politici di professione, costosamente istruiti, le cui politiche sono in netta contraddizione con i propri interessi? È la repressione che viene cercata da questo popolo? Allora sì, la domanda di Reich è ancora una volta pertinente. Dobbiamo ritornare a riflettere su ciò che Reich considerava fossero i "perversi impulsi dell'inconscio fascista"; un desiderio di repressione che filtra attraverso gli strati profondi delle scelte razionali coscienti. Perché così tante persone desiderano questo tipo di fascismo populista? Sono persone consapevoli. Non sono ingannate. I cervelli fascisti sono catturati in un misto di emozioni ribelli e idee reazionarie contrarie al cuore marcio della società. Ma non è la democrazia che desiderano. Hanno bisogno di una religione per proteggersi dal caos. Bramano l'autorità, come sosteneva Reich. Vogliono credere.
Come è noto, in Reich, il pensiero binario utilizzato può aver contribuito a confondere il desiderio di essere represso con la perversione irrazionale di uno stato altrimenti razionale, ma allo stesso tempo lo psichiatra austriaco ci è utile in quanto ha mostrato che la sociologia marxista offre una prospettiva altrettanto binaria della macchina desiderante. I sociologi marxisti hanno sbagliato analisi sulla psicologia di massa. Contrariamente a come percepiamo le masse attraverso le lenti del pensiero marxista, le masse stesse non si percepiscono come il proletariato maltrattato che si scaglia contro l'élite borghese. Il desiderio non ha una distinzione di classe nascosta al suo interno. Come Reich sottolinea, l'ideale marxista di abolire la proprietà privata sembra scontrarsi con il desiderio del popolo per ogni tipo di merci. Reich elenca nei "desiderata" camicie, pantaloni, macchine da scrivere, carta igienica, libri e molto altro, ma noi, oggi, possiamo aggiungere all'elenco gli iPhone e le TV a schermo piatto. I cittadini, peraltro, non sembrano minimamente interessati al fatto che, del proprio plus-lavoro, se ne appropri lo Stato o il settore privato. Non sorprende quindi che le promesse per un ritorno alle proteste studentesche del 1968 si siano del tutto spente durante l'inverno del 2011. Infatti, sono stati i tumulti estivi inglesi di quell'anno che sono emersi come una forza dirompente. Ma questi "riots" non si sono trasformati in una "primavera araba". Nessuno ha occupato Trafalgar Square. Sono andati dritti al centro commerciale. Forse il desiderio di saccheggio del ribelle deve essere analizzato come una perversione del desiderio di fare shopping.
- 1919, 1933, 2013. Sulla crisi
OC Slavoj Zizek ha affermato, già nel 2009, che quando il corso normale delle cose è traumaticamente interrotto, si apre nella società una competizione ideologica “discorsiva” esattamente come capitò nella Germania dei primi anni ’30 del Novecento quando Hitler indicò nella cospirazione ebraica e nella corruzione del sistema dei partiti i motivi della crisi della repubblica di Weimar. Zizek termina la riflessione affermando che ogni aspettativa della sinistra radicale di ottenere maggiori spazi di azione e quindi consenso risulterà fallace in quanto saranno vittoriose le formazioni populiste e razziste, come abbiamo poi potuto constatare in Grecia con Alba Dorata, in Ungheria con il Fidesz di Orban, in Francia con il Front National di Marine LePen e in Inghilterra con le recentissime vittorie di Ukip. In Italia abbiamo avuto imbarazzanti “misti” come la Lega Nord e ora il M5S, bizzarro rassemblement che pare combinare il Tempio del Popolo del Reverendo Jones e Syriza, “boyscoutismo rivoluzionario” e disciplinarismo delle società del controllo. Come si esce dalla crisi e con quali narrazioni discorsive “competitive e possibilmente vincenti”? Con le politiche neo-keynesiane tipiche del mondo anglosassone e della terza via socialdemocratica nord-europea o all’opposto con i neo populismi autoritari e razzisti ? Pare che tertium non datur.
TS Dovrei iniziare a interrogarmi sui limiti del mio approccio filosofico. Non riesco a fornire una dimostrazione “discorsiva”. Si tratta di concetti relazionali, piuttosto che una serie di proposizioni logiche. In questo contesto “A” non porterà necessariamente a “B”. Dobbiamo avvicinare le formazioni discorsive svelando le relazioni non discorsive degli Incontri con gli Eventi. Ad esempio, possiamo chiedere come il microsociale incontri la macro-politica. Dopo Reich, quali sono i nuovi livelli di esperienza? Che cos’è che attrae visceralmente il "popolo" dell’Essex ? Proprio la paura! Ecco la cospirazione/contagio proveniente dall’Europa dell’Est (sono arrivati qui per rubarci benefici e posti di lavoro). Si getta poi la colpa ai musulmani (ci vogliono uccidere tutti). Come possiamo fuggire da queste affermazioni? Quale tipo di intervento potrebbe spazzare via la nebbia del populismo che oscura le relazioni affermative percepite, l'empatia che tutte le persone represse dovrebbero avere in comune tra di loro?
- Sul popolo che manca
OC Mario Tronti afferma che “c’è populismo perché non c’è popolo”. Tema eterno, quello del popolo, che Tronti declina in modalità tutte italiane in quanto “le grandi forze politiche erano saldamente poggiate su componenti popolari presenti nella storia sociale: il popolarismo cattolico, la tradizione socialista, la diversità comunista. Siccome c’era popolo, non c’era populismo.” Pure in ambiti di avanguardie artistiche storiche, Paul Klee si lamentava spesso che era “il popolo a mancare”. Ma la critica radicale al populismo - è sempre Tronti che riflette - ha portato a importanti risultati: il primo, in America, alla nascita dell’età matura della democrazia; il secondo, nell’impero zarista, la nascita della teoria e della pratica della rivoluzione in un paese afflitto dalle contraddizioni tipiche dello sviluppo del capitalismo in un paese arretrato (Lenin e il bolscevismo). Ma nell’analisi della situazione italiana ed europea è tranchant: “Nel populismo di oggi, non c’è il popolo e non c’è il principe. E’ necessario battere il populismo perché nasconde il rapporto di potere”. L’abilità del neo-populismo, attraverso l'utilizzo spregiudicato di apparati economici-mediatici-spettacolari-giudiziari, è nel costruire costantemente "macchine di popoli fidelizzati” più simili al “portafoglio-clienti” del mondo brandizzato dell’economia neo-liberale. Il "popolo" berlusconiano è da vent’anni che segue blindato le gesta del sultano di Arcore; il "popolo" grillino, in costruzione precipitosa, sta seguendo gli stessi processi identificativi totalizzanti del “popolus berlusconiano”, dando forma e topos alle pulsioni più deteriori e confuse degli strati sociali italiani. Con le fragilità istituzionali, le sovranità altalenanti, gli universali della sinistra in soffitta (classe, conflitto, solidarietà, uguaglianza) come si fa popolo oggi? E’ possibile reinventare un popolo anti-autoritario? E’ solo il popolo o la politica stessa a mancare?
- Sul Controllo
OC Gilles Deleuze nel Poscritto delle Società di Controllo, pubblicato nel maggio del 1990, afferma che, grazie alle illuminanti analisi di Michel Foucault, emerge una nuova diagnosi della società contemporanea occidentale. L’analisi deleuziana è la seguente: le società di controllo hanno sostituito le società disciplinari allo scollinare del XX secolo. Deleuze scrive che “il marketing è ora lo strumento del controllo sociale e forma la razza impudente dei nostri padroni”. Difficile dargli torto se valutiamo l’incontrovertibile fatto che, dietro a due avventure elettorali di strepitoso successo - Forza Italia e Movimento 5 Stelle - si stagliano due società di marketing: la Publitalia 80 di Marcello Dell’Utri e la Casaleggio Asssociati di Gianroberto Casaleggio. Meccanismi di controllo, eventi mediatici quali gli exit polls, sondaggi infiniti, banche dati in/penetrabili, data come commodities, spin-doctoring continuo, consensi in rete guidati da influencer, bot, social network opachi, digi-squadrismo, echo-chambering dominante, tracciabilità dei percorsi in rete tramite cookies: queste sono le determinazioni della società post-ideologica (post-democratica?) neoliberale. La miseria delle nuove tecniche di controllo rivaleggia solo con la miseria della “casa di vetro” della trasparenza grillina (il web- control, of course). Siamo nell’epoca della post-politica, afferma Jacques Ranciere: Come uscire dalla gabbia neo-liberale e liberarci dal consenso ideologico dei suoi prodotti elettorali? Quale sarà la riconfigurazione della politica - per un nuovo popolo liberato - dopo l’esaurimento dell’egemonia marxista nella sinistra?
TS Non abbiamo solo bisogno di trovare il popolo, ma anche di comprendere meglio quali potrebbero essere i suoi desideri. Partendo da questo assunto, è, forse, interessante osservare la retorica del contagio dispiegata dai Tories. Non vogliono difendere i loro privilegi; li vogliono diffondere!2 Questo è il tipo di discorso vuoto che è facile svelare, ma a cui è più difficile resistere! Non solo perché i rapporti di potere sono dominati dai privilegiati, ma perché il "popolo" desidera l’invenzione del privilegio. Il soggetto sonnambulo è talmente guidato dall'esempio che gli esempi che desidera li incarna in sè. Egli desidera diventare l' esempio che sta copiando. Nell’Essex i sonnambuli sono del tutto coinvolti nella loro passione per diventare ricchi uomini d'affari, calciatori, personaggi famosi, soldati, gangster. Ovviamente la maggior parte delle persone non raggiunge mai le proprie aspirazioni, ma lotta sempre per ottenerle. Quindi, se non si può diventare ciò che si aspira, l'opzione migliore è quella di continuare a seguire l'esempio. Dove altro si può andare? Il desiderio ha bisogno di un luogo dove andare.
Non che ogni esempio sia irraggiungibile. E’ abbastanza semplice diventare un soldato nell’Essex o almeno fingere di essere in coda, a sostegno dei "nostri" ragazzi, nella buona o nella cattiva sorte, tra guerre legali e illegali. Questa è la minaccia rappresentata dal partito di destra English Defence League, (EDL). Gabriel Tarde avrebbe descritto queste persone come sonnambuli; non soltanto come singoli esseri inconscienti, ma proprio incoscienti per associazione.
Credo che il “gruppo di riflessione” dei Tories abbia elaborato questa cosa degli esempi molto bene. Con la stampa popolare hanno utilizzato, come portavoce, un aspirante giornalista dell’Essex: Andy Coulson - ora accusato di phone hacking - si è fatto strada, tramite un giornale locale dell’Essex, fino ad arrivare alla direzione dei tabloid velenosi di Rupert Murdoch. E’ stato inserito nella comunicazione dei Tories giusto per contrastare i troppi accenti etoniani (sinonimo di alta società, n.d.r.) con una voce che aspirasse alla classe operaia. Non avrebbero dovuto preoccuparsi tanto, dato che la classe operaia dell’Essex è stata a lungo innamorata degli atteggiamenti posh dell’alta società inglese. Il recente aumento dell’estrema destra “spaccona” è arrivato dopo un lungo corteggiamento sostenuto da invenzioni tipo la campagna pubblicitaria per Margaret Thatcher organizzata dalla celebre azienda di comunicazione e marketing Saatchi e il più consolidato marchio “Royal”che sembra continuare a immergere il desiderio nella propria repressione.
Come ha detto Wilhelm Reich, la classe lavoratrice non si identifica nel proletariato che lotta. Si percepisce amalgamata con la borghesia. Che non è una brutta cosa. Ogni briciolo di cambiamento richiederebbe il coinvolgimento di tutti. Tuttavia a differenza della Turchia dove, in questo momento, sono i giovani borghesi a protestare nelle strade, qui in Essex i rilassati borghesi di sinistra si nascondono nelle loro nicchie accoglienti. Hanno troppo da perdere. Anche la crescente instabilità dei loro posti di lavoro nella City non è ancora sufficiente per farli uscire nelle strade, nemmeno a fianco dei loro vicini più poveri. Cosa ci vorrebbe, allora, per scuoterli dalle loro gabbie neoliberiste?
2 In un discorso alla conferenza del partito Conservatore del 10 ottobre 2012 il Primo Ministro britannico David Cameron ha promesso di “diffondere i privilegi”, gli stessi di cui ha goduto crescendo, così come ha promesso di fare di tali privilegi una delle aspirazioni del Paese.
Sulla “Googlization” della politica; l’aspetto finanziario del populismo digitale
- OC La prima decade del XXI secolo è stata
caratterizzata dall'insorgenza del neo-capitalismo
definito "cognitive capitalism"; in questo contesto
un'azienda come Google si è affermata come la
perfetta sintesi del web-business in quanto non
retribuisce, se non in minima parte, i contenuti che
smista attraverso il proprio motore di ricerca. In
Italia, con il successo elettorale del M5S, si è
assistito, nella politica, ad una mutazione della
categoria del prosumer dei social network: si è
creata la nuova figura dell'elettore-prosumer, grazie
all'utilizzo del blog di Beppe Grillo da parte degli attivisti - che forniscono anche parte cospicua dei contenuti - come
strumento essenziale di informazione del
movimento. Questo www.bellegrillo.it è un blog/sito commerciale, alternativo alla tradizione free-copyright del creative commons; ha un numero
altissimo di contatti, costantemente incrementato
in questo ultimo anno. Questa militanza digitale
produce introiti poiché al suo interno vengono
venduti prodotti della linea Grillo (dvd, libri e altri
prodotti editoriali legati al business del
movimento). Tutto ciò porta al rischio di una
googlizzazione della politica ovvero ad un radicale
cambio delle forme di finanziamento grazie al
"plusvalore di rete", termine utilizzato dal
ricercatore Matteo Pasquinelli per definire quella
porzione di valore estratto dalle pratiche web dei
prosumer. Siamo quindi ad un cambio del
paradigma finanziario applicato alla politica?
Scompariranno i finanziamenti delle
lobbies, i finanziamenti pubblici ai partiti e al
loro posto si sostituiranno le micro-donazioni
via web in stile Obama? Continuerà e si rafforzerà lo sfruttamento dei
prosumer-elettori? Infine che tipo di rischi
comporterà la “googlization della politica”?
TS Per molti versi questo è un secondo fronte. I contagi, causati dalle paure perpetuate dai media mainstream, non possono andare così lontano. Hanno bisogno di essere accompagnati da un’intimità simile a quella creata dalla campagna elettorale di Obama. Questa è solo la punta di uno sforzo molto più grande per orientare, spingere e sfruttare i sentimenti attraverso le reti. Si tratta però di un diverso tipo di modello di propaganda. La messa in rete dell’Obama-love ha al proprio centro un progettista con esperienza da utilizzatore della rete. Il rischio è che il contagio sarà così ben progettato che saremo sufficientemente distratti per non notarlo. Le migliori esperienze dell’utente sono quelle invisibili.
Sul populismo digitale, sul capitalismo affettivo
OC James Ballard affermò che, dopo le religioni del
Libro, ci saremmo dovuti aspettare le religioni della
Rete. Alcuni affermano che, in realtà, una prima
techno-religione esiste già: si tratterebbe del
Capitalismo Affettivo. Il nucleo di questo culto
secolarizzato sarebbe un mix del tutto
contemporaneo di tecniche di manipolazione
affettiva, politiche del neo-liberalismo e pratiche
politiche 2.0. In Italia l'affermazione di M5S ha
portato alla ribalta il primo fenomeno di successo
del digi-populismo con annessa celebrazione del
culto del capo; negli USA, la campagna elettorale di
Obama ha visto il perfezionarsi di tecniche di
micro-targeting con offerte politiche personalizzate
via web. La nuova frontiera di ricerca medica e
ricerca economica sta costruendo una convergenza
inquietante tra saperi in elaborazione quali: teorie
del controllo, neuro-economia e neuro-marketing.
Foucault, nel gennaio 1976, all'interno dello schema
guerra-repressione, intitolò il proprio corso
"Bisogna difendere la società". Ora, di fronte alla
friabilità generale di tutti noi, come
possiamo difenderci dall'urto del capitalismo
affettivo e delle sue pratiche scientifico-
digitali ? Riusciremo ad opporre un sapere
differenziale che - come scrisse Foucault -
deve la sua forza solo alla durezza che
oppone a tutti i saperi che lo circondano?
Quali sono i pericoli maggiori che corriamo
riguardo ai fenomeni e ai saperi di
assoggettamento in versione network
culture?
TS La politica del sonnambulo di Tarde la si può trovare in due distinte situazioni. La prima è nella forza capricciosa dell’incontro imitativo; nei contagi affettivi che si diffondono nella nebbia. Idee ed emozioni reazionarie possono a volte diffondersi a macchia d'olio nel corpo sociale. Sulla scia dell'assassinio accaduto nell’area di Woolwich ci aspettiamo di vedere molto di più su questo fronte. La seconda situazione richiede un intervento nelle forze vitali che collegano tra di loro gli esempi. E’ necessaria, forse, un’interferenza; non una contro-imitazione, ma una non-imitazione che rompa il flusso di talune invenzioni fasciste: serve una deterritorializzazione. In effetti, il sonnambulo deve svegliarsi!
Molti commentatori hanno sottolineato che si manifestano, nelle culture della Rete, entrambi i tipi di politica. I social media incoraggiano sia l'interventismo che il sonnambulismo. In questo senso, mi preoccupa molto che le continue ondate di petizioni elettroniche proposte su Facebook e Twitter possano avere un effetto entropico sulla protesta. Mi pare che il desiderio venga di nuovo catturato piuttosto che deterritorializzato. Mi domando pertanto se l’imitazione vitalista di Tarde può sostituire l’energia orgonica di Reich come forza anti-entropica. A differenza di Wilhelm Reich, Gabriel Tarde non era un pensatore binario. Ha collocato l'irrazionalità dei desideri biologici e l’apparentemente razionale in un intra-spazio inscindibile. La microsociologia diventa una miscela di esperienze viscerali e abitudini meccaniche, l'illusione di un sé che non è rinchiuso ma vivamente inciso dalla suggestionabilità con l'Altro. E' in questa cultura multistrato che i desideri vengono fatti propri dall’invenzione sociale. Molto spesso, a quanto pare, queste invenzioni assumono una dimensione fascista: in campagna, nella città, tra la gioventù, in famiglia. Come Deleuze ha rilevato, il microfascismo è ovunque! Abbiamo ancora bisogno di focalizzare meglio le resistenze a tutte le forme di fascismo, attivando però le interferenze non-imitative piuttosto che le comode posizioni anti-fasciste.
Forse una piccola ma significativa interferenza che abbiamo visto di recente è il Railway pub a Southend, in Essex. Un tempo era noto come il pub del BNP (British National Party, storica formazione di destra inglese, n.d.r.). Era il loro luogo di ritrovo.3 Adesso il pub è diventato altro da prima. Recentemente abbiamo visto un buttafuori che ha minacciato di espellere qualcuno per un commento razzista. Ora è un luogo di ritrovo per artisti locali, musicisti e, si spera, le prima vestigia di un tipo differente di popolo dell’Essex. Ospita serate di film apertamente di sinistra e incontri sindacali. Va sottolineato che il pub in questione non è situato in una zona confortevole per la borghesia locale, anche se questo tipo di persone lo sta iniziando a frequentare. Bisogna essere cauti nel rilevare se questo o qualsiasi altro centro culturale possa davvero incidere sul sonnambulismo populista che troviamo in Essex, ma come luogo di non-imitazione necessario alla rimozione del BNP sembra un posto interessante da esplorare. Che tipo di deterritorializzazione si verificano in questi luoghi? Quale nuovo popolo potrebbe emergere?
3 Oggi in città c’è un pub frequentato da membri dell’English Defense League.
Molti commentatori hanno sottolineato che si manifestano, nelle culture della Rete, entrambi i tipi di politica. I social media incoraggiano sia l'interventismo che il sonnambulismo. In questo senso, mi preoccupa molto che le continue ondate di petizioni elettroniche proposte su Facebook e Twitter possano avere un effetto entropico sulla protesta. Mi pare che il desiderio venga di nuovo catturato piuttosto che deterritorializzato. Mi domando pertanto se l’imitazione vitalista di Tarde può sostituire l’energia orgonica di Reich come forza anti-entropica. A differenza di Wilhelm Reich, Gabriel Tarde non era un pensatore binario. Ha collocato l'irrazionalità dei desideri biologici e l’apparentemente razionale in un intra-spazio inscindibile. La microsociologia diventa una miscela di esperienze viscerali e abitudini meccaniche, l'illusione di un sé che non è rinchiuso ma vivamente inciso dalla suggestionabilità con l'Altro. E' in questa cultura multistrato che i desideri vengono fatti propri dall’invenzione sociale. Molto spesso, a quanto pare, queste invenzioni assumono una dimensione fascista: in campagna, nella città, tra la gioventù, in famiglia. Come Deleuze ha rilevato, il microfascismo è ovunque! Abbiamo ancora bisogno di focalizzare meglio le resistenze a tutte le forme di fascismo, attivando però le interferenze non-imitative piuttosto che le comode posizioni anti-fasciste.
Forse una piccola ma significativa interferenza che abbiamo visto di recente è il Railway pub a Southend, in Essex. Un tempo era noto come il pub del BNP (British National Party, storica formazione di destra inglese, n.d.r.). Era il loro luogo di ritrovo.3 Adesso il pub è diventato altro da prima. Recentemente abbiamo visto un buttafuori che ha minacciato di espellere qualcuno per un commento razzista. Ora è un luogo di ritrovo per artisti locali, musicisti e, si spera, le prima vestigia di un tipo differente di popolo dell’Essex. Ospita serate di film apertamente di sinistra e incontri sindacali. Va sottolineato che il pub in questione non è situato in una zona confortevole per la borghesia locale, anche se questo tipo di persone lo sta iniziando a frequentare. Bisogna essere cauti nel rilevare se questo o qualsiasi altro centro culturale possa davvero incidere sul sonnambulismo populista che troviamo in Essex, ma come luogo di non-imitazione necessario alla rimozione del BNP sembra un posto interessante da esplorare. Che tipo di deterritorializzazione si verificano in questi luoghi? Quale nuovo popolo potrebbe emergere?
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Tony D. Sampson, inglese, è Reader di Digital Culture and Communication della School of Arts and Digital Industries alla University of East London (UEL, UK). Ama lavorare ad eventi artistici sperimentali che coinvolgono musica, video e filosofia. La sua ricerca analizza il "lato oscuro" che si sta realizzando tra sociologia, marketing, cultura digitale e neuroscienze, in particolare la deriva infettiva e virale che si dipana nelle microrelazioni di massa soggette ai New Media. E' co-editore (con Jussi Parikka) del libro Spam Book: On Viruses, Porn, and Other Anomalies From the Dark Side of Digital Culture (Cresskill, NJ: Hampton Press, 2009). Il suo ultimo libro che incrocia la microsociologia di Gabriel Tarde con la filosofia dell'evento di Gilles Deleuze s'intitola Virality: Contagion Theory in the Age of Networks (University of Minnesota Press, Minneapolis) ed è stato pubblicato nel giugno del 2012. Ha un blog personale Virality.
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Bibliografia
1) testi di riferimento alla domanda Sul micro-fascismo
Wu Ming, Yet another right-wing cult coming from Italy, via Wu Ming blog.
Wu Ming, Yet another right-wing cult coming from Italy, via Wu Ming blog.
Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo - Einaudi, 2002
Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille Piani, Castelvecchi, 2010
Gilles Deleuze, L’isola deserta e altri scritti, Einaudi, 2007 (cfr. pg. 269, 'Gli Intellettuali e il Potere', conversazione con Michel Foucault del 4 marzo 1972) “Questo sistema in cui viviamo non può sopportare nulla: di qui la sua radicale fragilità in ogni punto e nello stesso tempo la sua forza complessiva di repressione” (intervista a Deleuze e Foucault, pg. 264)
2) testi di riferimento alla domanda Sulla Crisi
Slavoj Zizek, First as Tragedy, then as Farce. Verso, Uk, 2009 (pg. 17) 
Slavoj Zizek, First as Tragedy, then as Farce. Verso, Uk, 2009 (pg. 17) 
3) testi di riferimento alla domanda Sul popolo che manca
Mario Tronti, 'C’è populismo perché non c’è popolo', in Democrazia e Diritto, n.3-4/2010.
Mario Tronti, 'C’è populismo perché non c’è popolo', in Democrazia e Diritto, n.3-4/2010.
Paul Klee, Diari 1898-1918. La vita, la pittura, l’amore: un maestro del Novecento si racconta - Net, 2004
Gilles Deleuze, Fèlix Guattari, Millepiani (in '1837. Sul Ritornello' pg. 412-413)
4) testi di riferimento alla domanda Sul controllo
Jacques Ranciere, Disagreement. Politics and Philosophy, UMP, Usa, 2004
Jacques Ranciere, Disagreement. Politics and Philosophy, UMP, Usa, 2004
Gilles Deleuze, Pourparler, Quodlibet, Ita, 2000 (pg. 234, 'Poscritto sulle società di controllo')
Saul Newman, 'Politics in the Age of Control', in Deleuze and New Technology, Mark Poster and David Savat, Edinburgh University Press, Uk, 2009, pp. 104-122. 
5) testi di riferimento alla domanda Sulla googlizzazione della politica
Guy Debord, La società dello spettacolo, 1967 - II sezione - Merce come spettacolo, tesi 42,43,44 e seguenti fino alla 53.
Matteo Pasquinelli Google's Pagerank Algorithm, http://matteopasquinelli.com/docs/Pasquinelli_PageRank.pdf
Nicholas Carr, The Big Switch: Rewiring the World, from Edison to Google (New York: W.W. Norton, 2008)
6) testi di riferimento alla domanda Sul populismo digitale e sul capitalismo affettivo
Tony D. Sampson, Virality, UMP, 2012
Michel Foucault, Security, Territory and Population, Palgrave and Macmillan, 2009
Michel Foucault, Society Must be Defended: Lectures at the Collège de France 1975—76, Saint Martin Press, 2003
Dipinto: Stelios Faitakis
Tony Sampson @ Royal College of Art - 30th Oct, 2013
Academic and writer Tony D. Sampson will host a workshop on Viral Networks at the Royal College of Art, in the Hockney Gallery, on Wednesday morning at 10am. Don't miss out! More information here: viralcontagion.wordpress.com
Oscillate by Daniel Sierra
Video from Daniel Sierra. He writes:
'Oscillate is the title of my thesis animation done at the MFA Computer Art program in the School of Visual Arts located in NY. My goal was to visualise waveform patterns that evolve from the fundamental sine wave to more complex ones, creating a mesmerising AV experience.'
↪
Art,
audio-visual,
Musica
27.10.13
Squarepusher x Z-MACHINES
Machines that remind us of Chris Cunningham 'Monkey Drummer' playing a song by Squarepusher. Beyond human.
25.10.13
Guy Debord: The Game of War (Situationist Cinema)
Class Wargames presents: Guy Debord's 'The Game of War'.
For Debord, The Game of War wasn't just a game - it was a guide to how people should live their lives within Fordist society. By playing, revolutionary activists could learn how to fight and win against the oppressors of spectacular society.
Find out more: classwargames.net/
24.10.13
William Burroughs: Blade Runner, un film. La sceneggiatura inedita di un grande scrittore di fantascienza - a cura di Riccardo Gramantieri, Mimesis Edizioni, Maggio 2013
Sublimi e deliziose imposture, destrutturazioni del romanzo moderno e postmoderno, tecnica del cut- up portata alle sue letterarie (e perciò definitive nel senso dello stilema borgesiano) estreme conseguenze. Vogliamo sempre sapere tutto di Burroughs, seminatore incessante di affascinanti posture narrative, affastellatore instancabile di definizioni che (ri)vivono incessanti nella leggenda della cultura pop, nella leggenda della cultura underground, angosciosamente vitali come i riflessi dissezionati degli esseri psichici (o psicotici) che popolano la base spaziale di Solaris.
Mimesis dà alle stampe questa sceneggiatura, questa zona letteraria temporaneamente autonoma, paradigma hakimbeyano totalizzante. E così come l’espressione Heavy Metal fu mutuata e lanciata nell’universo fonico proprio da produzioni burroughsiane, così Ridley Scott si innamora del titolo (Blade Runner) di questa manifestazione letteraria del grande beatnik (definizione comunque riduttiva per Burroughs) e ne enuclea il titolo applicandolo con copia incolla geniale (autorizzato, ça va sans dire, dall’Autore delle passate e tragiche esperienze tangerine) a quella che fu la consacrazione filmica di Philip Dick.
Caleidoscopio assoluto di allucinatorie espressività, grembo gravido di tutto ciò che nasce dalle correnti sotterranee della letteratura, congegno assoluto di enunciazioni nascenti dal subliminale e acido universo delle teorie del complotto alla Cointelpro, questa sceneggiatura-romanzo-racconto breve si staglia come una struttura reichiana che tutto comprende.
Molto prima dei postmoderni, molto prima di Leary, molto prima di contenitori clandestini come la Amok Press.
Seduto in una stanza disadorna al numero 9 di rue Gît-le-Coeur, Burroughs ci guarda con la stranita consapevolezza di chi ha conosciuto l’inconoscibile.
Un libro.
Blade Runner, un film. La sceneggiatura inedita di un grande scrittore di fantascienza, di William Burroughs (a cura di Riccardo Gramantieri), (Mimesis Edizioni).
21.10.13
Charlie Tweed - The Tricorn (2013)
In The Tricorn (2013) (07:35 minutes) a superimposed machine arrives in the harbour of Gun Wharf and appears to hover above the water. This machine looks like a 3D model of the old Tricorn centre which was demolished in Portsmouth in 2004. The new Tricorn appears to be a piece of software and a bank of computing devices and other technologies, which is attracting other technologies and components to join it in inciting the development of a vast, ever expanding, panspectric mechanism.
See another Tweed's video: The Meadow (2013)
See another Tweed's video: The Meadow (2013)
Saul Newman: intervista su Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo @ Obsolete Capitalism
Intervista a Saul Newman su "Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo" a cura dei blog Obsolete Capitalism e Rizomatika. Intervista raccolta il 5 giugno 2013 e tradotta dall'inglese. Qui potete leggere le interviste in lingua inglese precedentemente pubblicate: Jussi Parikka 14 settembre, Saul Newman 21 settembre, Tony D. Sampson 28 settembre, Simon Choat 5 ottobre. Qui invece l'intervista in lingua italiana a Jussi Parikka.
EDIT: Abbiamo raccolto l'intervista in un PDF che si può scaricare o leggere online. Tutte le interviste sul populismo digitale, in lingua italiana, possono essere scaricate o lette QUI, in un unico file.
Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo
'Fascismo di banda, di gang, di setta, di famiglia, di villaggio, di quartiere, d’automobile, un Fascismo che non risparmia nessuno. Soltanto il micro-Fascismo può fornire una risposta alla domanda globale: “Perchè il desiderio desidera la propria repressione? Come può desiderare la propria repressione?'
—Gilles Deleuze, Fèlix Guattari, Mille Piani, pg. 271
1a) Riferimento a Quasimodo, il personaggio noto come il gobbo di Notre Dame, descritto nel romanzo di Victor Hugo "Notre Dame de Paris" (1831). Quasimodo viene eletto il 6 gennaio 1482 "le Pape des fous" (The Pope of Fools), il Papa dei Folli, dai cittadini di Parigi durante la festa popolare nota come La fête des fous.
Sul micro-fascismo
OC Partiamo dall’analisi di Wu Ming, esposta nel breve saggio per la London Review of Books intitolato 'Yet another right-wing cult coming from Italy', che legge il M5S e il fenomeno Grillo come un nuovo movimento autoritario di destra. Come è possibile che il desiderio di cambiamento di buona parte del corpo elettorale (nelle elezioni italiane del febbraio 2013) sia stato vanificato e le masse abbiano di nuovo anelato –ancora una volta– la propria repressione ? Siamo fermi nuovamente all’affermazione di Wilhelm Reich: sì, le masse hanno desiderato, in un determinato momento storico, il fascismo. Le masse non sono state ingannate, hanno capito molto bene il pericolo autoritario, ma l’hanno votato lo stesso. E il pensiero doppiamente preoccupante è il seguente: i due movimenti populisti autoritari, M5S e PdL, sommati insieme hanno più del 50% dell’elettorato italiano. Una situazione molto simile si è venuta a creare in UK, nel Maggio 2013, con il successo della formazione populista di destra dello UKIP. Le tossine dell’autoritarismo e del micro-fascismo perché e quanto sono presenti nella società europea contemporanea?(1)
- 1919, 1933, 2013. Sulla crisi
OC Slavoj Zizek ha affermato, già nel 2009, che quando il corso normale delle cose è traumaticamente interrotto, si apre nella società una competizione ideologica “discorsiva” esattamente come capitò nella Germania dei primi anni ’30 del Novecento quando Hitler indicò nella cospirazione ebraica e nella corruzione del sistema dei partiti i motivi della crisi della repubblica di Weimar. Zizek termina la riflessione affermando che ogni aspettativa della sinistra radicale di ottenere maggiori spazi di azione e quindi consenso risulterà fallace in quanto saranno vittoriose le formazioni populiste e razziste, come abbiamo poi potuto constatare in Grecia con Alba Dorata, in Ungheria con il Fidesz di Orban, in Francia con il Front National di Marine LePen e in Inghilterra con le recentissime vittorie di Ukip. In Italia abbiamo avuto imbarazzanti “misti” come la Lega Nord e ora il M5S, bizzarro rassemblement che pare combinare il Tempio del Popolo del Reverendo Jones e Syriza, “boyscoutismo rivoluzionario” e disciplinarismo delle società del controllo. Come si esce dalla crisi e con quali narrazioni discorsive “competitive e possibilmente vincenti”? Con le politiche neo-keynesiane tipiche del mondo anglosassone e della terza via socialdemocratica nord-europea o all’opposto con i neo populismi autoritari e razzisti ? Pare che tertium non datur... (2)
SN Come ho segnalato in ciò che ho detto sopra, sono in gran parte d'accordo con il punto di Zizek qui. Il campo ideologico è spalancato, e stiamo vedendo tutti i tipi di strane combinazioni e configurazioni che cercano di articolare la rabbia, l’ansia e la paranoia del Popolo. Non sono sicuro che il neo-keynesismo sia in grado di fornire una risposta - e in ogni caso, le politiche economiche perseguite dal Regno Unito (anche se non negli Stati Uniti), non sono keynesiane o neo-keynesiane in alcun modo. No, quello che vediamo con i tagli dell’austerità è semplicemente l' ultimo pretesto del neoliberismo, per cui la maggior parte dei governi, sia di destra e che di sinistra, non riesce a immaginare nessuna alternativa. E chiaramente questo sta rendendo la situazione peggiore. Non credo che dovremmo vedere la situazione come una scelta netta tra uno dei due, o il neo-keynesismo o il populismo autoritario. Queste non sono le uniche possibilità. L’affrontare il problema di un fascismo emergente richiede chiaramente nuove forme collettive di politica e di lotta; abbiamo visto qualcosa di simile nelle occupazioni di piazza e nei movimenti in Europa. Stiamo assistendo in questo momento ad interessanti mobilitazioni di popolo in Turchia. E' difficile sapere che cosa può uscire da questi vari movimenti e occupazioni, ma mi pare essere l'unico modo per fornire una figura alternativa o lo spazio per formazioni politiche collettive. Forse il Popolo può essere confrontato solo con la Moltitudine.
- Sul popolo che manca
OC Mario Tronti afferma che “c’è populismo perché non c’è popolo”. Tema eterno, quello del popolo, che Tronti declina in modalità tutte italiane in quanto “le grandi forze politiche erano saldamente poggiate su componenti popolari presenti nella storia sociale: il popolarismo cattolico, la tradizione socialista, la diversità comunista. Siccome c’era popolo, non c’era populismo.” Pure in ambiti di avanguardie artistiche storiche, Paul Klee si lamentava spesso che era “il popolo a mancare”. Ma la critica radicale al populismo - è sempre Tronti che riflette - ha portato a importanti risultati: il primo, in America, alla nascita dell’età matura della democrazia; il secondo, nell’impero zarista, la nascita della teoria e della pratica della rivoluzione in un paese afflitto dalle contraddizioni tipiche dello sviluppo del capitalismo in un paese arretrato (Lenin e il bolscevismo). Ma nell’analisi della situazione italiana ed europea è tranchant: “Nel populismo di oggi, non c’è il popolo e non c’è il principe. E’ necessario battere il populismo perché nasconde il rapporto di potere”. L’abilità del neo-populismo, attraverso l'utilizzo spregiudicato di apparati economici-mediatici-spettacolari-giudiziari, è nel costruire costantemente "macchine di popoli fidelizzati” più simili al “portafoglio-clienti” del mondo brandizzato dell’economia neo-liberale. Il "popolo" berlusconiano è da vent’anni che segue blindato le gesta del sultano di Arcore; il "popolo" grillino, in costruzione precipitosa, sta seguendo gli stessi processi identificativi totalizzanti del “popolus berlusconiano”, dando forma e topos alle pulsioni più deteriori e confuse degli strati sociali italiani. Con le fragilità istituzionali, le sovranità altalenanti, gli universali della sinistra in soffitta (classe, conflitto, solidarietà, uguaglianza) come si fa popolo oggi? E’ possibile reinventare un popolo anti-autoritario? E’ solo il popolo o la politica stessa a mancare? (3)
- Sul Controllo
OC Gilles Deleuze nel Poscritto delle Società di Controllo, pubblicato nel maggio del 1990, afferma che, grazie alle illuminanti analisi di Michel Foucault, emerge una nuova diagnosi della società contemporanea occidentale. L’analisi deleuziana è la seguente: le società di controllo hanno sostituito le società disciplinari allo scollinare del XX secolo. Deleuze scrive che “il marketing è ora lo strumento del controllo sociale e forma la razza impudente dei nostri padroni”. Difficile dargli torto se valutiamo l’incontrovertibile fatto che, dietro a due avventure elettorali di strepitoso successo - Forza Italia e Movimento 5 Stelle - si stagliano due società di marketing: la Publitalia 80 di Marcello Dell’Utri e la Casaleggio Asssociati di Gianroberto Casaleggio. Meccanismi di controllo, eventi mediatici quali gli exit polls, sondaggi infiniti, banche dati in/penetrabili, data come commodities, spin-doctoring continuo, consensi in rete guidati da influencer, bot, social network opachi, digi-squadrismo, echo-chambering dominante, tracciabilità dei percorsi in rete tramite cookies: queste sono le determinazioni della società post-ideologica (post-democratica?) neoliberale. La miseria delle nuove tecniche di controllo rivaleggia solo con la miseria della “casa di vetro” della trasparenza grillina (il web- control, of course). Siamo nell’epoca della post-politica, afferma Jacques Ranciere: Come uscire dalla gabbia neo-liberale e liberarci dal consenso ideologico dei suoi prodotti elettorali? Quale sarà la riconfigurazione della politica - per un nuovo popolo liberato - dopo l’esaurimento dell’egemonia marxista nella sinistra?
SN Non c'è dubbio che la politica democratica, così come è praticata sotto l'egemonia neoliberista, sia stata del tutto corrotta e degradata nei modi che descrivete. La trasparenza e la responsabilità che queste forme di democrazia mediata presumibilmente permettono, producono solo un’opacità diversa, la politica come spettacolo mediatico impenetrabile, un gigantesco ' reality ' show televisivo. E, naturalmente, vi è la proliferazione di queste modalità neoliberiste di controllo e di soggettivazione attraverso internet e i social media, in cui, nello specchio narcisistico del blog o della pagina Facebook, costruiamo noi stessi e le nostre relazioni con gli altri in modi altamente mercificati e normalizzati, sostenendo al tempo stesso l'illusione che stiamo esprimendo sia la nostra individualità che l’intenzione di cambiare direttamente il mondo. Questo non significa negare l'importanza di tali reti come strumento di comunicazione, organizzazione e mobilitazione, ma c'è un problema molto più ampio da sviscerare. In un'intervista a Toni Negri, Deleuze afferma:
- Sulla “Googlization” della politica; l’aspetto
finanziario del populismo digitale
- OC La prima decade del XXI secolo è stata
caratterizzata dall'insorgenza del neo-capitalismo
definito "cognitive capitalism"; in questo contesto
un'azienda come Google si è affermata come la
perfetta sintesi del web-business in quanto non
retribuisce, se non in minima parte, i contenuti che
smista attraverso il proprio motore di ricerca. In
Italia, con il successo elettorale del M5S, si è
assistito, nella politica, ad una mutazione della
categoria del prosumer dei social network: si è
creata la nuova figura dell'elettore-prosumer, grazie
all'utilizzo del blog di Beppe Grillo da parte degli attivisti - che forniscono anche parte cospicua dei contenuti - come
strumento essenziale di informazione del
movimento. Questo www.bellegrillo.it è un blog/sito commerciale, alternativo alla tradizione free-copyright del creative commons; ha un numero
altissimo di contatti, costantemente incrementato
in questo ultimo anno. Questa militanza digitale
produce introiti poiché al suo interno vengono
venduti prodotti della linea Grillo (dvd, libri e altri
prodotti editoriali legati al business del
movimento). Tutto ciò porta al rischio di una
googlizzazione della politica ovvero ad un radicale
cambio delle forme di finanziamento grazie al
"plusvalore di rete", termine utilizzato dal
ricercatore Matteo Pasquinelli per definire quella
porzione di valore estratto dalle pratiche web dei
prosumer. Siamo quindi ad un cambio del
paradigma finanziario applicato alla politica?
Scompariranno i finanziamenti delle
lobbies, i finanziamenti pubblici ai partiti e al
loro posto si sostituiranno le micro-donazioni
via web in stile Obama? Continuerà e si rafforzerà lo sfruttamento dei
prosumer-elettori? Infine che tipo di rischi
comporterà la “googlization della politica”?
SN Come ho suggerito nella risposta precedente, il proliferare di queste nuove tecnologie democratiche di trasparenza e comunicazione non hanno reso la politica più democratica. Niente di più falso. E le nuove forme di blogocrazia, di micro-donazioni via web e altre pratiche apparentemente orizzontali e partecipative - che sono in qualche modo fenomeni interessanti - potrebbero essere viste come una nuova forma di tecnologia democratica neoliberista. Superato il controllo delle élites politiche, questi fenomeni appaiono come feticci democratici, favoriti dall'illusione che il Popolo sia realmente partecipante al processo politico in modo inedito. Dobbiamo essere estremamente scettici riguardo a ciò. Così si sancisce definitivamente il modello di mercato della democrazia, il quale poi riproduce il soggetto come cittadino-consumatore, un selettore di politica razionale. E' davvero, come si allude nella domanda, una forma di attività politica completamente modellata intorno al neoliberismo ed è, dopo tutto, e in un modo alquanto perverso, una forma di orizzontalismo nella quale possiamo diventare tutti imprenditori di noi stessi. Ciò che è chiaramente necessario è un’alternativa politica orizzontale dove questo governo neoliberista razionale - che riproduce solo il dominio del capitale sulla vita politica e sociale - sia contestato direttamente. Anche in questo caso, mi sembra che la soluzione non sia tornare a un principio idealizzato, sociale e democratico, ma di inventare forme genuinamente autonome di vita politica, sociale ed economica.
Sul populismo digitale, sul capitalismo affettivo
OC James Ballard affermò che, dopo le religioni del
Libro, ci saremmo dovuti aspettare le religioni della
Rete. Alcuni affermano che, in realtà, una prima
techno-religione esiste già: si tratterebbe del
Capitalismo Affettivo. Il nucleo di questo culto
secolarizzato sarebbe un mix del tutto
contemporaneo di tecniche di manipolazione
affettiva, politiche del neo-liberalismo e pratiche
politiche 2.0. In Italia l'affermazione di M5S ha
portato alla ribalta il primo fenomeno di successo
del digi-populismo con annessa celebrazione del
culto del capo; negli USA, la campagna elettorale di
Obama ha visto il perfezionarsi di tecniche di
micro-targeting con offerte politiche personalizzate
via web. La nuova frontiera di ricerca medica e
ricerca economica sta costruendo una convergenza
inquietante tra saperi in elaborazione quali: teorie
del controllo, neuro-economia e neuro-marketing.
Foucault, nel gennaio 1976, all'interno dello schema
guerra-repressione, intitolò il proprio corso
"Bisogna difendere la società". Ora, di fronte alla
friabilità generale di tutti noi, come
possiamo difenderci dall'urto del capitalismo
affettivo e delle sue pratiche scientifico-
digitali ? Riusciremo ad opporre un sapere
differenziale che - come scrisse Foucault -
"deve la sua forza solo alla durezza che
oppone a tutti i saperi che lo circondano"?
Quali sono i pericoli maggiori che corriamo
riguardo ai fenomeni e ai saperi di
assoggettamento in versione network
culture?
SN Il riferimento effettuato a Foucault è interessante, e forse parla del modo in cui dietro il neoliberismo e le reti di regolazione e controllo, ci sia la guerra; guerra alla vita sociale, all'ambiente, alle eventuali ultime vestigia dei beni comuni; una guerra che si combatte contro tutti noi. Come possiamo difenderci contro questo attacco? Parte della risposta è, come direbbe Foucault, un'insurrezione dei discorsi e dei saperi marginali, adottando un punto di vista partigiano in cui la neutralità e l'universalismo sono respinti in favore della rivelazione e della intensificazione di questo campo di combattimento. Si tratta anche di riconoscere che, paradossalmente, ogni potere, anche quello che sembra insormontabile e che ci cattura con una tale forza, è solo il nostro potere in una forma alienata. È un potere che sosteniamo e riproduciamo attraverso le nostre pratiche quotidiane. Sono i legami che rinnoviamo ogni giorno. Questa è la tesi della servitù volontaria del filosofo francese La Boetie, il quale sosteneva che volontariamente ci conformiamo alla dominazione del potere, in gran parte per abitudine. La soluzione - ciò che produce un capovolgimento radicale nei rapporti di potere - è dunque nel riconoscimento che abbiamo avuto il potere per tutto il tempo, che siamo già da sempre liberi e che abbiamo bisogno di togliere al potere i veli delle sue illusioni e delle sue astrazioni per disconoscerlo e per non prendervi più parte. Ciò si tradurrebbe in un cambiamento delle nostre abitudini o, come ha detto Sorel, nell’apprendimento di ‘abitudini di libertà'.
—
Saul Newman, australiano, vive e lavora a Londra. E' Professor di Political Theory al Goldsmiths College, University of London (UK). E' un teorico della politica, in particolare del pensiero definito "post-anarchico". Newman stesso ha coniato il termine "post-anarchism" come termine generale indicante quelle filosofie che filtrano il pensiero anarchico del XIX secolo attraverso le lenti del post-strutturalismo continentale del XX secolo. A questo proposito, il testo base del pensiero post-anarchico è il suo libro del 2001 intitolato From Bakunin to Lacan. Tra i libri pubblicati, citiamo: From Bakunin to Lacan. Anti-Authoritarianism and the Dislocation of Power (Lanham MD: Lexington Books 2001); Power and Politics in Poststructuralist Thought: New Theories of the Political. (London: Routledge 2005); Unstable Universalities: Postmodernity and Radical Politics. (Manchester: Manchester University Press 2007); Politics Most Unusual: Violence, Sovereignty and Democracy in the 'War on Terror'. - Co-autore con Michael Levine and Damian Cox- (New York: Palgrave Macmillan 2009); The Politics of Post Anarchism. (Edinburgh: University of Edinburgh Press: 2010 ); editor di Max Stirner (Houndmills, Basingstoke, Hampshire, UK; New York: Palgrave Macmillan 2011). Ultimo libro pubblicato, nel giugno del 2013, per la Edinburgh University Press: Agamben and the Politics of Human Rights (di cui è co-autore con John Lechte)
Bibliografia
1) testi di riferimento alla domanda Sul micro-fascismo
Wu Ming, Yet another right-wing cult coming from Italy, via Wu Ming blog.
Wu Ming, Yet another right-wing cult coming from Italy, via Wu Ming blog.
Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo - Einaudi, 2002
Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille Piani, Castelvecchi, 2010
Gilles Deleuze, L’isola deserta e altri scritti, Einaudi, 2007 (cfr. pg. 269, 'Gli Intellettuali e il Potere', conversazione con Michel Foucault del 4 marzo 1972) “Questo sistema in cui viviamo non può sopportare nulla: di qui la sua radicale fragilità in ogni punto e nello stesso tempo la sua forza complessiva di repressione” (intervista a Deleuze e Foucault, pg. 264)
2) testi di riferimento alla domanda Sulla Crisi
Slavoj Zizek, First as Tragedy, then as Farce. Verso, Uk, 2009 (pg. 17) 
Slavoj Zizek, First as Tragedy, then as Farce. Verso, Uk, 2009 (pg. 17) 
3) testi di riferimento alla domanda Sul popolo che manca
Mario Tronti, 'C’è populismo perché non c’è popolo', in Democrazia e Diritto, n.3-4/2010.
Mario Tronti, 'C’è populismo perché non c’è popolo', in Democrazia e Diritto, n.3-4/2010.
Paul Klee, Diari 1898-1918. La vita, la pittura, l’amore: un maestro del Novecento si racconta - Net, 2004
Gilles Deleuze, Fèlix Guattari, Millepiani (in '1837. Sul Ritornello' pg. 412-413)
4) testi di riferimento alla domanda Sul controllo
Jacques Ranciere, Disagreement. Politics and Philosophy, UMP, Usa, 2004
Jacques Ranciere, Disagreement. Politics and Philosophy, UMP, Usa, 2004
Gilles Deleuze, Pourparler, Quodlibet, Ita, 2000 (pg. 234, 'Poscritto sulle società di controllo')
Saul Newman, 'Politics in the Age of Control', in Deleuze and New Technology, Mark Poster and David Savat, Edinburgh University Press, Uk, 2009, pp. 104-122. 
5) testi di riferimento alla domanda Sulla googlizzazione della politica
Guy Debord, La società dello spettacolo, 1967 - II sezione - Merce come spettacolo, tesi 42,43,44 e seguenti fino alla 53.
Matteo Pasquinelli, Google's Pagerank Algorithm, http://matteopasquinelli.com/docs/Pasquinelli_PageRank.pdf
Nicholas Carr, The Big Switch: Rewiring the World, from Edison to Google (New York: W.W. Norton, 2008)
6) testi di riferimento alla domanda Sul populismo digitale e sul capitalismo affettivo
Tony D. Sampson, Virality, UMP, 2012
Michel Foucault, Security, Territory and Population, Palgrave and Macmillan, 2009
Michel Foucault, Society Must be Defended: Lectures at the Collège de France 1975—76, Saint Martin Press, 2003
Dipinto: Stelios Faitakis "The Mob" (2013)