Intervista a Saul Newman su "Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo" a cura dei blog Obsolete Capitalism e Rizomatika. Intervista raccolta il 5 giugno 2013 e tradotta dall'inglese. Qui potete leggere le interviste in lingua inglese precedentemente pubblicate: Jussi Parikka 14 settembre, Saul Newman 21 settembre, Tony D. Sampson 28 settembre, Simon Choat 5 ottobre. Qui invece l'intervista in lingua italiana a Jussi Parikka.
EDIT: Abbiamo raccolto l'intervista in un PDF che si può scaricare o leggere online. Tutte le interviste sul populismo digitale, in lingua italiana, possono essere scaricate o lette QUI, in un unico file.
Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo
'Fascismo di banda, di gang, di setta, di famiglia, di villaggio, di quartiere, d’automobile, un Fascismo che non risparmia nessuno. Soltanto il micro-Fascismo può fornire una risposta alla domanda globale: “Perchè il desiderio desidera la propria repressione? Come può desiderare la propria repressione?'
—Gilles Deleuze, Fèlix Guattari, Mille Piani, pg. 271
1a) Riferimento a Quasimodo, il personaggio noto come il gobbo di Notre Dame, descritto nel romanzo di Victor Hugo "Notre Dame de Paris" (1831). Quasimodo viene eletto il 6 gennaio 1482 "le Pape des fous" (The Pope of Fools), il Papa dei Folli, dai cittadini di Parigi durante la festa popolare nota come La fête des fous.
Sul micro-fascismo
OC Partiamo dall’analisi di Wu Ming, esposta nel breve saggio per la London Review of Books intitolato 'Yet another right-wing cult coming from Italy', che legge il M5S e il fenomeno Grillo come un nuovo movimento autoritario di destra. Come è possibile che il desiderio di cambiamento di buona parte del corpo elettorale (nelle elezioni italiane del febbraio 2013) sia stato vanificato e le masse abbiano di nuovo anelato –ancora una volta– la propria repressione ? Siamo fermi nuovamente all’affermazione di Wilhelm Reich: sì, le masse hanno desiderato, in un determinato momento storico, il fascismo. Le masse non sono state ingannate, hanno capito molto bene il pericolo autoritario, ma l’hanno votato lo stesso. E il pensiero doppiamente preoccupante è il seguente: i due movimenti populisti autoritari, M5S e PdL, sommati insieme hanno più del 50% dell’elettorato italiano. Una situazione molto simile si è venuta a creare in UK, nel Maggio 2013, con il successo della formazione populista di destra dello UKIP. Le tossine dell’autoritarismo e del micro-fascismo perché e quanto sono presenti nella società europea contemporanea?(1)
- 1919, 1933, 2013. Sulla crisi
OC Slavoj Zizek ha affermato, già nel 2009, che quando il corso normale delle cose è traumaticamente interrotto, si apre nella società una competizione ideologica “discorsiva” esattamente come capitò nella Germania dei primi anni ’30 del Novecento quando Hitler indicò nella cospirazione ebraica e nella corruzione del sistema dei partiti i motivi della crisi della repubblica di Weimar. Zizek termina la riflessione affermando che ogni aspettativa della sinistra radicale di ottenere maggiori spazi di azione e quindi consenso risulterà fallace in quanto saranno vittoriose le formazioni populiste e razziste, come abbiamo poi potuto constatare in Grecia con Alba Dorata, in Ungheria con il Fidesz di Orban, in Francia con il Front National di Marine LePen e in Inghilterra con le recentissime vittorie di Ukip. In Italia abbiamo avuto imbarazzanti “misti” come la Lega Nord e ora il M5S, bizzarro rassemblement che pare combinare il Tempio del Popolo del Reverendo Jones e Syriza, “boyscoutismo rivoluzionario” e disciplinarismo delle società del controllo. Come si esce dalla crisi e con quali narrazioni discorsive “competitive e possibilmente vincenti”? Con le politiche neo-keynesiane tipiche del mondo anglosassone e della terza via socialdemocratica nord-europea o all’opposto con i neo populismi autoritari e razzisti ? Pare che tertium non datur... (2)
SN Come ho segnalato in ciò che ho detto sopra, sono in gran parte d'accordo con il punto di Zizek qui. Il campo ideologico è spalancato, e stiamo vedendo tutti i tipi di strane combinazioni e configurazioni che cercano di articolare la rabbia, l’ansia e la paranoia del Popolo. Non sono sicuro che il neo-keynesismo sia in grado di fornire una risposta - e in ogni caso, le politiche economiche perseguite dal Regno Unito (anche se non negli Stati Uniti), non sono keynesiane o neo-keynesiane in alcun modo. No, quello che vediamo con i tagli dell’austerità è semplicemente l' ultimo pretesto del neoliberismo, per cui la maggior parte dei governi, sia di destra e che di sinistra, non riesce a immaginare nessuna alternativa. E chiaramente questo sta rendendo la situazione peggiore. Non credo che dovremmo vedere la situazione come una scelta netta tra uno dei due, o il neo-keynesismo o il populismo autoritario. Queste non sono le uniche possibilità. L’affrontare il problema di un fascismo emergente richiede chiaramente nuove forme collettive di politica e di lotta; abbiamo visto qualcosa di simile nelle occupazioni di piazza e nei movimenti in Europa. Stiamo assistendo in questo momento ad interessanti mobilitazioni di popolo in Turchia. E' difficile sapere che cosa può uscire da questi vari movimenti e occupazioni, ma mi pare essere l'unico modo per fornire una figura alternativa o lo spazio per formazioni politiche collettive. Forse il Popolo può essere confrontato solo con la Moltitudine.
- Sul popolo che manca
OC Mario Tronti afferma che “c’è populismo perché non c’è popolo”. Tema eterno, quello del popolo, che Tronti declina in modalità tutte italiane in quanto “le grandi forze politiche erano saldamente poggiate su componenti popolari presenti nella storia sociale: il popolarismo cattolico, la tradizione socialista, la diversità comunista. Siccome c’era popolo, non c’era populismo.” Pure in ambiti di avanguardie artistiche storiche, Paul Klee si lamentava spesso che era “il popolo a mancare”. Ma la critica radicale al populismo - è sempre Tronti che riflette - ha portato a importanti risultati: il primo, in America, alla nascita dell’età matura della democrazia; il secondo, nell’impero zarista, la nascita della teoria e della pratica della rivoluzione in un paese afflitto dalle contraddizioni tipiche dello sviluppo del capitalismo in un paese arretrato (Lenin e il bolscevismo). Ma nell’analisi della situazione italiana ed europea è tranchant: “Nel populismo di oggi, non c’è il popolo e non c’è il principe. E’ necessario battere il populismo perché nasconde il rapporto di potere”. L’abilità del neo-populismo, attraverso l'utilizzo spregiudicato di apparati economici-mediatici-spettacolari-giudiziari, è nel costruire costantemente "macchine di popoli fidelizzati” più simili al “portafoglio-clienti” del mondo brandizzato dell’economia neo-liberale. Il "popolo" berlusconiano è da vent’anni che segue blindato le gesta del sultano di Arcore; il "popolo" grillino, in costruzione precipitosa, sta seguendo gli stessi processi identificativi totalizzanti del “popolus berlusconiano”, dando forma e topos alle pulsioni più deteriori e confuse degli strati sociali italiani. Con le fragilità istituzionali, le sovranità altalenanti, gli universali della sinistra in soffitta (classe, conflitto, solidarietà, uguaglianza) come si fa popolo oggi? E’ possibile reinventare un popolo anti-autoritario? E’ solo il popolo o la politica stessa a mancare? (3)
- Sul Controllo
OC Gilles Deleuze nel Poscritto delle Società di Controllo, pubblicato nel maggio del 1990, afferma che, grazie alle illuminanti analisi di Michel Foucault, emerge una nuova diagnosi della società contemporanea occidentale. L’analisi deleuziana è la seguente: le società di controllo hanno sostituito le società disciplinari allo scollinare del XX secolo. Deleuze scrive che “il marketing è ora lo strumento del controllo sociale e forma la razza impudente dei nostri padroni”. Difficile dargli torto se valutiamo l’incontrovertibile fatto che, dietro a due avventure elettorali di strepitoso successo - Forza Italia e Movimento 5 Stelle - si stagliano due società di marketing: la Publitalia 80 di Marcello Dell’Utri e la Casaleggio Asssociati di Gianroberto Casaleggio. Meccanismi di controllo, eventi mediatici quali gli exit polls, sondaggi infiniti, banche dati in/penetrabili, data come commodities, spin-doctoring continuo, consensi in rete guidati da influencer, bot, social network opachi, digi-squadrismo, echo-chambering dominante, tracciabilità dei percorsi in rete tramite cookies: queste sono le determinazioni della società post-ideologica (post-democratica?) neoliberale. La miseria delle nuove tecniche di controllo rivaleggia solo con la miseria della “casa di vetro” della trasparenza grillina (il web- control, of course). Siamo nell’epoca della post-politica, afferma Jacques Ranciere: Come uscire dalla gabbia neo-liberale e liberarci dal consenso ideologico dei suoi prodotti elettorali? Quale sarà la riconfigurazione della politica - per un nuovo popolo liberato - dopo l’esaurimento dell’egemonia marxista nella sinistra?
SN Non c'è dubbio che la politica democratica, così come è praticata sotto l'egemonia neoliberista, sia stata del tutto corrotta e degradata nei modi che descrivete. La trasparenza e la responsabilità che queste forme di democrazia mediata presumibilmente permettono, producono solo un’opacità diversa, la politica come spettacolo mediatico impenetrabile, un gigantesco ' reality ' show televisivo. E, naturalmente, vi è la proliferazione di queste modalità neoliberiste di controllo e di soggettivazione attraverso internet e i social media, in cui, nello specchio narcisistico del blog o della pagina Facebook, costruiamo noi stessi e le nostre relazioni con gli altri in modi altamente mercificati e normalizzati, sostenendo al tempo stesso l'illusione che stiamo esprimendo sia la nostra individualità che l’intenzione di cambiare direttamente il mondo. Questo non significa negare l'importanza di tali reti come strumento di comunicazione, organizzazione e mobilitazione, ma c'è un problema molto più ampio da sviscerare. In un'intervista a Toni Negri, Deleuze afferma:
- Sulla “Googlization” della politica; l’aspetto
finanziario del populismo digitale
- OC La prima decade del XXI secolo è stata
caratterizzata dall'insorgenza del neo-capitalismo
definito "cognitive capitalism"; in questo contesto
un'azienda come Google si è affermata come la
perfetta sintesi del web-business in quanto non
retribuisce, se non in minima parte, i contenuti che
smista attraverso il proprio motore di ricerca. In
Italia, con il successo elettorale del M5S, si è
assistito, nella politica, ad una mutazione della
categoria del prosumer dei social network: si è
creata la nuova figura dell'elettore-prosumer, grazie
all'utilizzo del blog di Beppe Grillo da parte degli attivisti - che forniscono anche parte cospicua dei contenuti - come
strumento essenziale di informazione del
movimento. Questo www.bellegrillo.it è un blog/sito commerciale, alternativo alla tradizione free-copyright del creative commons; ha un numero
altissimo di contatti, costantemente incrementato
in questo ultimo anno. Questa militanza digitale
produce introiti poiché al suo interno vengono
venduti prodotti della linea Grillo (dvd, libri e altri
prodotti editoriali legati al business del
movimento). Tutto ciò porta al rischio di una
googlizzazione della politica ovvero ad un radicale
cambio delle forme di finanziamento grazie al
"plusvalore di rete", termine utilizzato dal
ricercatore Matteo Pasquinelli per definire quella
porzione di valore estratto dalle pratiche web dei
prosumer. Siamo quindi ad un cambio del
paradigma finanziario applicato alla politica?
Scompariranno i finanziamenti delle
lobbies, i finanziamenti pubblici ai partiti e al
loro posto si sostituiranno le micro-donazioni
via web in stile Obama? Continuerà e si rafforzerà lo sfruttamento dei
prosumer-elettori? Infine che tipo di rischi
comporterà la “googlization della politica”?
SN Come ho suggerito nella risposta precedente, il proliferare di queste nuove tecnologie democratiche di trasparenza e comunicazione non hanno reso la politica più democratica. Niente di più falso. E le nuove forme di blogocrazia, di micro-donazioni via web e altre pratiche apparentemente orizzontali e partecipative - che sono in qualche modo fenomeni interessanti - potrebbero essere viste come una nuova forma di tecnologia democratica neoliberista. Superato il controllo delle élites politiche, questi fenomeni appaiono come feticci democratici, favoriti dall'illusione che il Popolo sia realmente partecipante al processo politico in modo inedito. Dobbiamo essere estremamente scettici riguardo a ciò. Così si sancisce definitivamente il modello di mercato della democrazia, il quale poi riproduce il soggetto come cittadino-consumatore, un selettore di politica razionale. E' davvero, come si allude nella domanda, una forma di attività politica completamente modellata intorno al neoliberismo ed è, dopo tutto, e in un modo alquanto perverso, una forma di orizzontalismo nella quale possiamo diventare tutti imprenditori di noi stessi. Ciò che è chiaramente necessario è un’alternativa politica orizzontale dove questo governo neoliberista razionale - che riproduce solo il dominio del capitale sulla vita politica e sociale - sia contestato direttamente. Anche in questo caso, mi sembra che la soluzione non sia tornare a un principio idealizzato, sociale e democratico, ma di inventare forme genuinamente autonome di vita politica, sociale ed economica.
Sul populismo digitale, sul capitalismo affettivo
OC James Ballard affermò che, dopo le religioni del
Libro, ci saremmo dovuti aspettare le religioni della
Rete. Alcuni affermano che, in realtà, una prima
techno-religione esiste già: si tratterebbe del
Capitalismo Affettivo. Il nucleo di questo culto
secolarizzato sarebbe un mix del tutto
contemporaneo di tecniche di manipolazione
affettiva, politiche del neo-liberalismo e pratiche
politiche 2.0. In Italia l'affermazione di M5S ha
portato alla ribalta il primo fenomeno di successo
del digi-populismo con annessa celebrazione del
culto del capo; negli USA, la campagna elettorale di
Obama ha visto il perfezionarsi di tecniche di
micro-targeting con offerte politiche personalizzate
via web. La nuova frontiera di ricerca medica e
ricerca economica sta costruendo una convergenza
inquietante tra saperi in elaborazione quali: teorie
del controllo, neuro-economia e neuro-marketing.
Foucault, nel gennaio 1976, all'interno dello schema
guerra-repressione, intitolò il proprio corso
"Bisogna difendere la società". Ora, di fronte alla
friabilità generale di tutti noi, come
possiamo difenderci dall'urto del capitalismo
affettivo e delle sue pratiche scientifico-
digitali ? Riusciremo ad opporre un sapere
differenziale che - come scrisse Foucault -
"deve la sua forza solo alla durezza che
oppone a tutti i saperi che lo circondano"?
Quali sono i pericoli maggiori che corriamo
riguardo ai fenomeni e ai saperi di
assoggettamento in versione network
culture?
SN Il riferimento effettuato a Foucault è interessante, e forse parla del modo in cui dietro il neoliberismo e le reti di regolazione e controllo, ci sia la guerra; guerra alla vita sociale, all'ambiente, alle eventuali ultime vestigia dei beni comuni; una guerra che si combatte contro tutti noi. Come possiamo difenderci contro questo attacco? Parte della risposta è, come direbbe Foucault, un'insurrezione dei discorsi e dei saperi marginali, adottando un punto di vista partigiano in cui la neutralità e l'universalismo sono respinti in favore della rivelazione e della intensificazione di questo campo di combattimento. Si tratta anche di riconoscere che, paradossalmente, ogni potere, anche quello che sembra insormontabile e che ci cattura con una tale forza, è solo il nostro potere in una forma alienata. È un potere che sosteniamo e riproduciamo attraverso le nostre pratiche quotidiane. Sono i legami che rinnoviamo ogni giorno. Questa è la tesi della servitù volontaria del filosofo francese La Boetie, il quale sosteneva che volontariamente ci conformiamo alla dominazione del potere, in gran parte per abitudine. La soluzione - ciò che produce un capovolgimento radicale nei rapporti di potere - è dunque nel riconoscimento che abbiamo avuto il potere per tutto il tempo, che siamo già da sempre liberi e che abbiamo bisogno di togliere al potere i veli delle sue illusioni e delle sue astrazioni per disconoscerlo e per non prendervi più parte. Ciò si tradurrebbe in un cambiamento delle nostre abitudini o, come ha detto Sorel, nell’apprendimento di ‘abitudini di libertà'.
—
Saul Newman, australiano, vive e lavora a Londra. E' Professor di Political Theory al Goldsmiths College, University of London (UK). E' un teorico della politica, in particolare del pensiero definito "post-anarchico". Newman stesso ha coniato il termine "post-anarchism" come termine generale indicante quelle filosofie che filtrano il pensiero anarchico del XIX secolo attraverso le lenti del post-strutturalismo continentale del XX secolo. A questo proposito, il testo base del pensiero post-anarchico è il suo libro del 2001 intitolato From Bakunin to Lacan. Tra i libri pubblicati, citiamo: From Bakunin to Lacan. Anti-Authoritarianism and the Dislocation of Power (Lanham MD: Lexington Books 2001); Power and Politics in Poststructuralist Thought: New Theories of the Political. (London: Routledge 2005); Unstable Universalities: Postmodernity and Radical Politics. (Manchester: Manchester University Press 2007); Politics Most Unusual: Violence, Sovereignty and Democracy in the 'War on Terror'. - Co-autore con Michael Levine and Damian Cox- (New York: Palgrave Macmillan 2009); The Politics of Post Anarchism. (Edinburgh: University of Edinburgh Press: 2010 ); editor di Max Stirner (Houndmills, Basingstoke, Hampshire, UK; New York: Palgrave Macmillan 2011). Ultimo libro pubblicato, nel giugno del 2013, per la Edinburgh University Press: Agamben and the Politics of Human Rights (di cui è co-autore con John Lechte)
Bibliografia
1) testi di riferimento alla domanda Sul micro-fascismo
Wu Ming, Yet another right-wing cult coming from Italy, via Wu Ming blog.
Wu Ming, Yet another right-wing cult coming from Italy, via Wu Ming blog.
Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo - Einaudi, 2002
Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille Piani, Castelvecchi, 2010
Gilles Deleuze, L’isola deserta e altri scritti, Einaudi, 2007 (cfr. pg. 269, 'Gli Intellettuali e il Potere', conversazione con Michel Foucault del 4 marzo 1972) “Questo sistema in cui viviamo non può sopportare nulla: di qui la sua radicale fragilità in ogni punto e nello stesso tempo la sua forza complessiva di repressione” (intervista a Deleuze e Foucault, pg. 264)
2) testi di riferimento alla domanda Sulla Crisi
Slavoj Zizek, First as Tragedy, then as Farce. Verso, Uk, 2009 (pg. 17) 
Slavoj Zizek, First as Tragedy, then as Farce. Verso, Uk, 2009 (pg. 17) 
3) testi di riferimento alla domanda Sul popolo che manca
Mario Tronti, 'C’è populismo perché non c’è popolo', in Democrazia e Diritto, n.3-4/2010.
Mario Tronti, 'C’è populismo perché non c’è popolo', in Democrazia e Diritto, n.3-4/2010.
Paul Klee, Diari 1898-1918. La vita, la pittura, l’amore: un maestro del Novecento si racconta - Net, 2004
Gilles Deleuze, Fèlix Guattari, Millepiani (in '1837. Sul Ritornello' pg. 412-413)
4) testi di riferimento alla domanda Sul controllo
Jacques Ranciere, Disagreement. Politics and Philosophy, UMP, Usa, 2004
Jacques Ranciere, Disagreement. Politics and Philosophy, UMP, Usa, 2004
Gilles Deleuze, Pourparler, Quodlibet, Ita, 2000 (pg. 234, 'Poscritto sulle società di controllo')
Saul Newman, 'Politics in the Age of Control', in Deleuze and New Technology, Mark Poster and David Savat, Edinburgh University Press, Uk, 2009, pp. 104-122. 
5) testi di riferimento alla domanda Sulla googlizzazione della politica
Guy Debord, La società dello spettacolo, 1967 - II sezione - Merce come spettacolo, tesi 42,43,44 e seguenti fino alla 53.
Matteo Pasquinelli, Google's Pagerank Algorithm, http://matteopasquinelli.com/docs/Pasquinelli_PageRank.pdf
Nicholas Carr, The Big Switch: Rewiring the World, from Edison to Google (New York: W.W. Norton, 2008)
6) testi di riferimento alla domanda Sul populismo digitale e sul capitalismo affettivo
Tony D. Sampson, Virality, UMP, 2012
Michel Foucault, Security, Territory and Population, Palgrave and Macmillan, 2009
Michel Foucault, Society Must be Defended: Lectures at the Collège de France 1975—76, Saint Martin Press, 2003
Dipinto: Stelios Faitakis "The Mob" (2013)