16.5.11

Sul nome B.A.C.H. - Francesco Leprino




“Qualcosa di più di un film, un viaggio nel mondo di Bach, delle sue passioni, della sua musica”. Così è stato definito, durante la presentazione avvenuta a Milano alla Terrazza Martini,  quest’ultimo lavoro musicale di Francesco Leprino, regista, musicologo e musicista che lavora non  “con” ma “tra” immagine e musica. Una personalità amante della completezza dell’arte e che da anni insegue il sogno di abbattere i confini che racchiudono i fruitori delle diverse espressioni artistiche: coinvolgere gli appassionati di lirica nell’ascolto della musica concertistica, gli appassionati di arti visive nell’ascolto dei capolavori della musica. Coerente con la sua concezione di fruizione complessiva dell’arte, ha prodotto un film di difficile definizione. Non è una biografia del grande genio musicale, è molto di più: è il ripercorrere i suoi ultimi dieci anni di vita scavandone i moti più segreti dell’animo attraverso la sua ultima musica, il capolavoro incompiuto dell’Arte della Fuga, interpretando attraverso di esso l’evoluzione dell’animo di Bach, il suo percorso esistenziale,  sempre più metafisico.
Un’impresa per la quale si potrebbe adottare la definizione di Quirino Principe che, in una dichiarazione all’interno del film, sostiene che la musica di Bach “sembra essere fatta come qualcosa che abbia una sua superficie liscia, nella quale possiamo penetrare solo con la visione orizzontale e ammirarla nella sua sapienza. Poi, se invece riusciamo a penetrarvi, vediamo in essa tante scatole una dentro l’altra, in cui ci sono i segreti di fabbricazione”.


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