30.4.11

Soggetto, disciplina, governo. Michel Foucault e le tecnologie politiche moderne - Giuseppe Campesi




È la vita, molto più che il diritto, che è diventata la posta in gioco delle lotte politiche, anche se queste si formulano attraverso affermazioni di diritto. Il ‘diritto’ alla vita, al corpo, alla salute, alla felicità, alla soddisfazione dei bisogni, il ‘diritto’ a ritrovare, al di là di tutte le oppressioni o alienazioni, quel che si è e tutto quel che si può essere, questo ‘diritto’ così incomprensibile per il sistema giuridico classico, è stato la replica politica a tutte queste nuove procedure di potere che, a loro volta, non partecipano del diritto tradizionale della sovranità”. Michel Foucault è stato uno dei più sottili studiosi delle forme di potere nelle società moderne. La sua genealogia delle tecnologie politiche ci ha offerto una magistrale descrizione dei meccanismi attraverso i quali gli individui sono sottoposti ad un costante processo di assoggettamento che ne normalizza gli impulsi e ne modella la materia biologica. Tale diagnosi, tuttavia, non è ispirata da un cupo pessimismo oltre il quale non si scorgono vie d’uscita. Se il soggetto è per Foucault sempre costituito, plasmato da determinati dispositivi di sapere/potere, esso è anche in grado di mettere in moto un processo di soggettivazione che rappresenta una forma di resistenza e d’insurrezione contro i poteri di normalizzazione. Potere e resistenza sono dunque inscindibilmente connessi nel processo attraverso cui gli uomini tentano di modellare la loro forma di vita, solo che la possibilità di pensarli passa attraverso un rinnovamento del nostro immaginario politico e giuridico. Il presente volume, oltre ad offrire una mappa per orientarsi nel pensiero politico di Michel Foucault, analizza criticamente il vasto repertorio concettuale su potere, diritto e politica che la sua ricerca ci ha consegnato, cercando di illustrare il senso della sfida teorica lanciata alla filosofia e alla sociologia contemporanee: è possibile pensare potere e resistenza senza ricorrere alle categorie politiche e giuridiche della modernità?

(Mimesis Edizioni, Milano, 2011)

Da individui perennemente in transito a identità costruite sulla durata



"Uno dei problemi frequentemente sollevati in merito alla socialità in rete durante gli anni novanta dipendeva dalla difficoltà di applicare leggi o norme a individui perennemente in transito. Oggi invece si constata che gli individui che partecipano ai progetti di collaborazione costruiscono la loro identità sulla durata, tramite pagine personali che registrano le loro realizzazioni, i loro post e link preferiti ecc. Stabilire un'identità stabile (per quanto sotto pseudonimo) è solo il primo dei tanti modi con cui i progetti collaborativi di massa come Wikipedia o i blog si ispirano ai loro precursori, i progetti di software libero."


Mathieu O'Neil (L'autorità su Internet: per una teoria povera, pg.41, Aut Aut n. 347)

28.4.11

Sounding the virtual - Brian Hulse & Nick Nesbitt (eds.)
















Without question, Gilles Deleuze (1925–1995) has proven to be one of the most influential and inspiring philosophers of our time. His influence on the humanities in europe, north america, and beyond, continues to provoke new thought, challenge old ideas, and inspire scholars and thinkers of seemingly every conceivable discipline. those familiar with deleuze’s oeuvre will undoubtedly be aware that his work was passionately devoted to the arts—film, painting, and so on. But few of the arts elicit the kind of lavish attention deleuze accords to music.
Deleuze’s writings on music are extensive, provocative, insightful, and not without complications or contradictions. But to date there has been very little response from actual music scholars.What has trickled out has been piecemeal, often focused on only a small section of deleuze’s writings, and has too often treated these writings in a haphazard manner. as a corrective, Sounding the Virtual: Gilles Deleuze and the Theory and Philosophy of Music demonstrates that Deleuze has impacted and has even greater potential to impact the field of music scholarship profoundly. This volume resounds as a holistic response to deleuze from a cross-section of scholars, the majority of whom are musicologists and/or music theorists. Deleuze had much to say about music. Here, for the first time, is a coherent, comprehensive reply from the field of music studies. (...)

E dire che è la Treccani Online !!

Deleuze dëlö´öʃ›, Gilles. - Filosofo francese (Parigi1925 - ivi 1995); prof. di filosofia all'univ. di Parigi (dal 1970). Di vasti interessi, si è occupato di storia della filosofia (Spinoza, Kant) e di temi filosofico-culturali (gli si devono studî su Sacher-Masoch, su Proust e su Lewis Carroll), sempre con forte accentuazione teoretica. La sua riflessione, ispirata prevalentemente a Nietzsche (si veda il suo Nietzsche1962; trad. it. 1973), ha trovato espressione soprattutto nella rivalutazione del concetto di "differenza" che D. definisce fondamento indispensabile della filosofia (Différence et répétition,1968; trad. it. 1972). Molto noto anche il suo L'anti-OEdipe (in collab. con F. Guattari, 1972; trad. it.1975), molto critico della sclerotica istituzionalizzazione del sapere psicanalitico del nostro tempo, a esaltazione della potenzialità rivoluzionaria del soggetto umano come "macchina desiderante". Opere principali: Empirisme et subjectivité (1953; trad. it. 1981); La philosophie critique de Kant (1963; trad. it. 1979); Le bergsonisme (1966); Spinoza et le problème de l'expression (1968); Logique du sens (1969; trad. it. 1975); Foucault (1986; trad. it. 1987); Qu'est-ce que la philosophie? (in collab. con F. Guattari, 1991).


Questa è la voce "Deleuze" comparsa nella pagina web della nuova Treccani online: ma, diciamo noi, tra le opere principali perché non inserire Cinema 1, Cinema2, Mille Piani? E non è principale Differenza e Ripetizione, piuttosto che il saggio, accademico, su Hume? E gli studi su Proust o Bacon, come definirli ? Non è forse finito per sempre il tempo dell'Enciclopedia ?



27.4.11

Gregg Redner - Deleuze and Film Music. Building a methodological bridge between film theory and music

The analysis of film music is emerging as one of the fastest-growing areas of interest in film studies. Yet scholarship in this up-and-coming field has been beset by the lack of a common language and methodology between film and music theory. Drawing on the philosophy of Gilles Deleuze, film studies scholar Gregg Redner provides a much-needed analysis of the problem which then forms the basis of his exploration of the function of the film score and its relation to film's other elements. Not just a groundbreaking examination of persistent difficulties in this new area of study, Deleuze and Film Music also offers a solutiona methodological bridgethat will take film music analysis to a new level.


(Intellect ltd, USA, 2011)

Agamben e Zagrebelsky alla Sapienza, 29 aprile 2011

Segnaliamo il convegno su "Cristianesimo e politica" organizzato dal prof. Gaetano Lettieri per venerdì 29 aprile (aula Odeion, ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00), dedicato ai due volumi di Giorgio Agamben, Il regno e la gloria. Per una genealogia teologica dell'economia e del governo (2007, Bollati e Boringhieri, Torino) e di Gustavo Zagrebelsky, Scambiarsi la veste, Laterza, Roma-Bari, 2010. Alle relazioni di Federico Squarcini e di Paolo Prodi [vedi locandina dell'evento], seguiranno le repliche dei due autori; nel pomeriggio avrà luogo il dibattito con Agamben e Zagrebelsky, al quale parteciperanno colleghi, dottorandi, studenti.

Ontologia e storia. La filosofia di Michel Foucault - Pierandrea Amato


Il volume è una ricognizione approfondita della fase del pensiero di Michel Foucault che va sotto il nome di "archeologia". L'archeologia si occupa essenzialmente del legame che si stabilisce tra il sapere e il potere nella modernità; in particolare, sfata l'idea che la nascita della scienza sperimentale sia una forma di sapere neutrale e dimostra, al contrario, che il discorso scientifico è integralmente condizionato da esigenze legate all'esercizio del potere. Questo quadro analitico, condotto facendo costante riferimento all'ambiente storico-culturale in cui fiorisce la ricerca di Foucault (lo strutturalismo francese) e ad alcune figure capitali della filosofia moderna (Cartesio, Kant, Husserl, Heidegger), ruota intorno a una tesi innovativa: la riflessione foucaultiana degli anni Sessanta è un tentativo stratificato di nodi concettuali concepito per salvaguardare la filosofia nella sua propria storia in opposizione all'idea che il nostro tempo sia l'epoca della fine della filosofia. Per questo obiettivo Foucault allestisce un'ontologia della storicità fondata sull'impiego paradossale dell'a priori declinato in un senso temporale e una complessa indagine linguistica del discorso positivo che lo considera in quanto tale una pratica.


(Carocci, Roma, 2011)

La lingua animale. Deleuze attraverso la letteratura - Paolo Vignola


«Lo stile, in un grande scrittore, è sempre anche uno stile di vita, non certo nel senso di qualcosa di personale, ma come invenzione di una possibilità di vita, di un modo di esistenza». Per Deleuze, se la vita attraversa le opere degli scrittori, questo attraversamento non avviene senza sofferenze, lacerazioni e fughe verso la follia. Etica, clinica ed estetica si intrecciano nello stile dello scrittore, ne fanno un medico della civiltà, folle e sintomatologo. La letteratura corrisponde così a un processo di interrogazione politica, dimostrandosi il grimaldello con cui Deleuze sblocca le serrature disciplinari di psicoanalisi, fenomenologia e linguistica.
Il confronto deleuziano con gli scrittori libera la letteratura dagli accademismi e dai formalismi a cui è soggetta; sul sentiero tracciato da questa “selvaggia” critica letteraria si incontra la suggestione della lingua animale, creata dagli scrittori più cari a Deleuze, tra cui Masoch, Melville, Kafka e Artaud. La lingua animale è il divenire della lingua e si esprime al confine tra scrittura e vita, tramite un processo di liberazione della soggettività, come mostrano altri autori di riferimento: James, Fitzgerald, Woolf e Lawrence.
Molti concetti deleuziani hanno un nucleo letterario, per questo motivo il libro si mantiene nel luogo in cui genesi filosofica e creazione letteraria si confrontano o si confondono. In tale luogo, osserviamo gli scrittori sotto la lente deleuziana e leggiamo Deleuze attraverso la letteratura.


(Quodlibet, Macerata, 2011)

Prospettiva Deleuze - Giuliano Antonello


Per un testo che vuole essere introduttivo non è certo facile dare conto di un pensiero che, come quello di Deleuze, ha attraversato i campi e affrontato i problemi più diversi e apparentemente lontani. L'autore sceglie di misurarsi solo con alcuni dei molti temi di una trama di ricerche e di creazione di concetti tra le più ricche e straordinarie della filosofia contemporanea. L'intento espressamente dichiarato è quello di tracciare una mappa e fornire una "prospettiva" attraverso le quali cogliere l'originalità e la complessità del percorso di pensiero di Deleuze e lo stile più peculiare della sua filosofia. Ciò lo porta inevitabilmente a rinunciare a molte delle tematiche affrontate dal filosofo francese. Ma grazie a questa rinuncia viene tenuta a freno ogni semplificazione di un mondo filosofico tanto generoso e potente quanto "modesto" e implacabile. Così, queste inevitabili lacune, come l'insieme del libro, valgono da pressante invito alla lettura diretta delle opere di Deleuze, di questo straordinario filosofo che è tanto più sovversivo quanto più è, come egli stesso orgogliosamente rivendicava, un "filosofo molto classico". E lo è, un "classico", proprio perché, come nessun altro, ha scompaginato, nella nostra epoca, e con la gioia di una gaia scienza atea e minoritaria, tanto la distribuzione degli esseri e dei concetti, quanto le prospettive etiche e politiche - e lo ha fatto "vedendo" e "sentendo", facendoci vedere e sentire, con i suoi concetti, la miseria della forza del potere e quella della stupidità violenta del "pensiero" maggioritario.


(pubblicato da Ombre Corte, Verona, 2011 - Prefazione di Paolo Gambazzi)

26.4.11

Pierre Macherey - Da Canguilhem a Foucault La forza delle norme



Che cosa è successo, cosa c'è stato da Canguilhem a Foucault? L'aggiornamento di una questione di cui per primi hanno riconosciuto l'urgenza: il ruolo delle norme in natura e nella società. Le norme non sono leggi, regole obbligatorie che presuppongono una costrizione esteriore affinché siano rispettate. Intervengono direttamente sui comportamenti, che orientano dall'interno. Da dove vengono queste norme? Da dove traggono la loro forza? Dalla vita, spiega Canguilhem. Da ogni cosa che, per Foucault, possa chiamarsi storia. Come sono arrivate a congiungere, di fatto, la vita e la storia le loro rispettive azioni? Ecco la questione attorno alla quale si sono mossi due autori chiave della seconda metà del XX secolo, che hanno mantenuto un dialogo costante. Cinque studi, scritti tra il 1963 e il 1993, apportano una testimonianza sul modo in cui Canguilhem e Foucault hanno fatto evolvere questa tematica delle norme; innovazione la cui importanza è oggi universalmente riconosciuta.


(ETS, Pisa, 2011, traduzione Paolo Godani)

Leibniz e il mare (parte terza)

"Il problema allora non si pone più in termini di parti-tutto (dal punto di vista di una possibilità logica) ma in termini di virtuale-attuale (attualizzazione di rapporti differenziali, incarnazione di punti singolari). Ed ecco che il valore della rappresentazione nel senso comune si spezza in due valori irriducibili nel parasenso: un distinto che può essere solo oscuro, tanto più oscuro in quanto distinto, e un chiaro-confuso che può essere solo confuso, ed è proprio dell'Idea di essere distinta e oscura. Il che significa per l'appunto che "l'Idea è reale senza essere attuale, differentiata senza essere differenziata, completa senza essere intera. Il distinto-oscuro è l'ebbrezza, lo stordimento propriamente filosofico o l'Idea dionisiaca. Mancava poco perché sulla riva del mare o presso il mulino ad acqua, Leibniz sfiorasse Dioniso."
(Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, pg. 276)

Leibniz e il mare (parte seconda)

"Ma essa è suscettibile anche di un'altra interpretazione più radicale, per cui si darebbe una differenza di natura, e non più di grado, tra il chiaro e il distinto, talché il chiaro sarebbe di per sé confuso, e reciprocamente il distinto, di per sé oscuro. Ma che cos'è questo distinto-oscuro che corrisponde al chiaro-confuso? Rifacciamoci al grande testo di Leibniz sul mormorio del mare, dove sono possibili due interpretazioni. O diciamo che l'appercezione del rumore d'insieme è chiara ma confusa (non distinta), in quanto le piccole percezioni componenti non sono in sé chiare ma oscure. Oppure diciamo che le piccole percezioni sono in sé distinte e oscure (non chiare): distinte in quanto colgono rapporti differenziali e singolarità, oscure in quanto non ancora "distinte", non ancora differenziate - e queste singolarità condensandosi determinano una soglia di coscienza in rapporto al nostro corpo, come una soglia di differenziazione, a partire dalla quale le piccole percezioni si attualizzano, ma si attualizzano in un'appercezione che non è a sua volta se non chiara e confusa, chiara in quanto distinta o differenziata, e confusa in quanto chiara."
Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, pg. 276

Leibniz e il mare (parte prima)

"In Descartes, infatti, appare il principio più alto della rappresentazione come buon senso o senso comune, che possiamo chiamare principio del "chiaro e distinto", o della proporzionalità del chiaro e del distinto: un'idea è tanto più distinta quanto più è chiara; il chiaro-distinto costituisce la luce che rende il pensiero possibile nell'esercizio comune di tutte le facoltà. Ora, di fronte a questo principio, non si sottolineerà mai abbastanza l'importanza dell'osservazione che Leibniz fa costantemente nella sua logica delle idee, che un'idea chiara è di per sè confusa, e confusa in quanto chiara. Senza dubbio, questa osservazione può accordarsi con la logica cartesiana, e significare soltanto che un'idea chiara è confusa i quanto non è abbastanza chiara in tutte le sue parti. E in fin dei conti è così che lo stesso Leibniz tende a interpretarla."
(Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, pg. 276)

25.4.11

Tron Legacy - Daft Punk - Derezzed

Big Data, Big Politics

"Hillary Clinton era ben consapevole (nello scontro Google-Cina) di che cosa significhi oggi incontrare il popolo della rete, disteso sull'intero pianeta, diffuso al di là di ogni confine. A questa opinione pubblica mondiale, gelosa delle opportunità che la tecnologia continuamente le offre, ha presentato gli Stati Uniti come il campione di una libertà non più soltanto "americana" o "occidentale" - e per ciò sempre accompagnata dal sospetto di una pretesa egemonica di una cultura sulle altre - ma che è percepita come universale per il solo fatto che così la vivono ormai due miliardi di persone. (...) Ma, con il suo intervento, Hillary Clinton ha messo a nudo anche i rapporti di potere che innervano il mondo di oggi. Google non è soltanto una delle strapotenti società multinazionali. E' un potere a sé, superiore a quello di un'infinità di stati nazionali, con i quali negozia appunto da potenza a potenza. E' interlocutore quotidiano di centinaia di milioni di persone alle quali offre la possibilità di entrare e muoversi nell'universo digitale. Governa corpi, conoscenza, relazioni sociali. Per ciò ha bisogno di una legittimazione forte, sostanzialmente politica, che ha cercato e ottenuto proprio con il colpo di teatro del conflitto con la Cina, che la presenta al mondo come il campione dei diritti civili nei territori ai quali appartiene il futuro."


Stefano Rodotà - Perchè serve un Internet Bill of Rights (Aut Aut n. 347 - Web 2.0)

La fine delle sequenze lineari

"La sincronizzazione istantanea di numerose operazioni ha posto fine al vecchio schema meccanico di disporre le operazioni in una sequenza lineare"
(intervista di Norden del 1969 a Marshall Mc Luhan, raccolta poi in "Dall'occhio all'orecchio"  - Armando, Roma, 1982 )

24.4.11

Naomi Kashiwagi: Gramophone & 78rpm DJ

Naomi Kashiwagi, 29, is based in Manchester where she also works as a student co-ordinator at the Whitworth Gallery. She makes art by reinventing obsolete or everyday technologies, including a performance piece which involves DJing using a wind-up gramophone and 78rpm records.


"I have 200 records made from shellac – the brittle material used before vinyl – ranging from jazz to classical, and I'm fascinated by the potential sounds that can be extracted through playful reappropriation. My performance,Wind-Up, involves gramophone turntables and 78rpm records. I place electrical tape on the records to create an additional tactile layer. This creates unexpected percussive discordances, harmonies and locked grooves. I'm always bewildered by the extraordinary sounds within these 80-year-old records. The gramophone has to be wound up to maintain the tempo. It requires physical skill and attention from the user to keep several records playing at once. The sound is surprisingly rich and clear, bespeckled with wonderful dusty grooves. It is an intuitive and experimental process, as I don't know how it is going to sound, but that's all part of it. I first performed in the acoustically impressive Great Hall in Manchester Central Library in November 2009, in what is supposed to be a silent space. The sounds were accentuated and distorted by the rotunda. I have performed in other unusual places, including the Victoria Baths in Manchester. I can easily crank my turntables up outside anywhere as they are wireless technologies. For headphones while DJing I use a contraption I invented – the gramoscope – which is a stethoscope with the chest piece replaced with an ear trumpet. It enables me to hear clearly enough to beat-match. I've also used the gramophone to draw – I manually engrave the records with the record needle, to produce subtle, deep marks that echo the existing grooves. (...) "


Interview by Kirsty Styles

The Voice Project= Dj Spooky + Joshua Roman

Potenza di pensiero e costellazione di problemi

"La potenza di un pensiero non appartiene a un ordine proposizionale di adeguazione ai dati di fatto. Il valore della verità è extra-proposizionale, dipende dalla costellazione dei problemi, non dalle risposte. Negare ogni formulazione extra-proposizionale, come fanno il neo-positivismo e ogni concezione rappresentativa fondata sulla coppia soggetto/oggetto è un pregiudizio sociale, nell'interesse palese di farci restare bambini." Paolo Gambazzi - prefazione a Giuliano Antonello "Prospettiva Deleuze".
Collochiamo questa frase nel campo dei New Media: è forse questo il motivo per cui le riflessioni di Lev Manovich in Software Culture, Dopo il Remix (Social Media, capitolo 5) e di Paolo Ferri in Nativi Digitali (La nuova cultura partecipativa, Il mash up e il remix, capitolo 4) appaiono debolissime. Come algidi neo-positivisti, Manovich e Ferri, invece di porsi il problema dell'impatto di massa delle tecnologie di montaggio, riproduzione e ricombinazione, analizzano le risposte in modo primitivo, introducendo di fatto l'infantilismo/amatorialismo di massa (la remix culture vista come risposta mediale) nella prassi degli utenti tecnologicamente dotati degli strumenti digitali più innovativi. Già la loro ricostruzione della genealogia del remix è del tutto irrisoria e povera di argomentazioni (avranno ascoltato i Queen o gli 883 da piccoli?), ma ciò che teorizzano in merito alla remix culture mediale è veramente inconsistente almeno finché non riattiveranno la potenza di pensiero e riconsidereranno la costellazione di problemi posti di fronte a loro. Siamo o non siamo, noi tutti, nipotini di Benjamin? Avremmo diritto, perlomeno, a un nuovo Benjamin dell'era digitale...

Parallel Voices - Ryoji Ikeda

Diagrammi 2 - Alva Noto

Diagrammi - Alva Noto

alva noto plays mutek 2009 from misfitsherry on Vimeo.

Language is a virus - Laurie Anderson

Piani sonori ininterrottamente instabili

(...) Sul punto di una musica «senza centri», fatta di flussi, di piani sonori ininterrottamente instabili, certo corrispondente ai concetti di «corpo senza organi» e di desiderio – non il desiderio di un oggetto preciso da raggiungere o possedere, sul quale posarsi, ma una forma di vita aperta al divenire, all’esperienza di sempre nuove intensità, all’ampliamento illimitato delle percezioni e delle sensazioni – Millesuoni offre puntuali ricognizioni e una tesi principale. Soprattutto nei due saggi più consistenti, firmati da Emanuele Quinz e da Christoph Cox. Cox, il vero ideologo nel gruppo di autori, va allo scopo, che sarebbe la tesi, sua ma circolante un po’ in tutto il volume. Non ci va dritto per fortuna, disegna cerchi e processi di avvicinamento, ma ci va: la musica deleuziana per eccellenza è quella «elettronica sperimentale» recentissima. Prima ci sono stati Ligeti e Berio, Cage e i minimalisti della prima ora (Glass e Reich), ma nessuno come i Pan Sonic, Dj Spooky, Scanner, Alva Noto realizza in musica le ipotesi deleuziane. «Con l’avvento dell’elettronica sperimentale…tutte le forze della deterritorializzazione musicale sono portate a congiungersi e la musica a diventare definitivamente un CsO (corpo senza organi, ndr)».
Cox e altri in Millesuoni chiamano in questo modo, «elettronica sperimentale», la musica elettronica di derivazione techno o house o affini, senza disdegnare la dimensione pop vera e propria. Salta all’occhio che definire «sperimentale» questa e non altre esperienze di musica contemporanea, elettronica in perticolare, più o meno recenti, basta pensare a uno Stockhausen o a un Nono o a un giovane compositore prematuramente scomparso come Fausto Romitelli, suona piuttosto parziale, forse gergale in ambienti formatisi nella cultura pop, ma non sono gli unici ambienti significativi da considerare. Stridente è poi, in Cox, quel «definitivamente», che certo al Deleuze teorico dei «divenire» non sarebbe piaciuto. (...)
(tratto da recensione di Mario Gamba per  Millesuoni. Il Manifesto.) http://giardini.sm/millesuoni/gamba.htm

23.4.11

Eterarchia o Nuovo Ordine Mondiale?

Scrive Mathieu O'Neil: "Internet è dunque definita come ontologicamente opposta al dominio.  E al di là di Internet, sembra che la stessa forma rete sia per definizione impermeabile a ogni tipo di potere legittimo. Gli esempi di questa qualità anarchica o eterarchica variano da filosofi radicali come Gilles Deleuze e Félix Guattari (con la loro nozione di rizoma decentrato e democratico) agli economisti più convenzionali, che sostengono che le reti non dispongono di un'autorità organizzativa legittima in grado di arbitrare e risolvere le dispute. Tra i sociologi, Manuel Castells sostiene analogamente che le reti comportano l'assenza di centro e quindi di autorità centrale. Per Luc Boltanski ed Eve Chiapello, le rete sono non-totalizzabili, cioè non regolate da un principio di equivalenza generale. (L'autorità su Internet: per una teoria povera. in Aut Aut n. 347)
Ma è proprio così, cioè la "forma rete" è impermeabile a ogni tipo di potere? Deleuze e Guattari avevano certamente un punto di vista differente in quanto, rispetto all'auspicio e alla valorizzazione di una pratica rizomatico-libertaria, non erano così naif dal pensare che il mondo della tecnologia e dei computer fossero la nuova panacea all'autoritarismo: intravedevano già i pericoli di un nuovo modo di ordinare lo spazio sociale e quello affettivo da parte degli "ordinateurs" e quindi in ultima analisi di un nuovo modo di esclusione della marginalità. A questo proposito è lampante ciò che dice Guattari nel 1975 all'Università di Vincennes, trent'anni prima della nascita di Facebook (2005) o di Meetic (2001). Il mondo web 2.0 è già tutto lì, enucleato nelle sue linee di forza attuali.

Suonoimmagine: Optofonica (trailer)

Suonoimmagine: Hydrogeny - Domnitch & Gelfland

Suonoimmagine: 10.000 Peacock Feathers - Domnitch & Gelfland

Ritmi non retrogradabili: Parallel Head - Ryoichi Kurokawa

Maddalena Mapelli: Deleuze e il virtuale (Facebook, un dispositivo omologante e persuasivo)

BDF 3.8 Maddalena Mapelli from enrico valtellina on Vimeo.

Rosi Braidotti: Il divenire donna secondo Gilles Deleuze


Corso di genere. Incontro con Rosi Braidotti: il divenire donna secondo Gilles Deleuze from Server Donne on Vimeo.

Ritmi non retrogradabili: Mahkdokht - Shirin Neshat (music by Sussan Deyhim)